Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUINDICESIMO 391
      e gli tenesse infestati; onde egli scorrendo la montagna, e tenendo intenebrato tutto *1 paese, era di non piccola noia alla fazione contraria. Ma perchè Alessandro Pazzaglia suo fratello cugino era stato rotto a Cala-mecca, dov'erano iti Niccolaio Bracciolini e Giovan Cellesi con forse secento fanti, morti tra 1' una parte e l'altra dintorno a sessanta persone, arse la maggior parte in un campanile, egli con detto suo fratello se n' andò a Bologna , ma poco dopo aiutato da' medesimi fuorusciti, e spinto dal desiderio di vendicarsi, con circa trenta fra soldati e partigiani, si ritornò alla sua Casa del Bosco , e quivi per tenere aperta quella piaga contro a' Palleschi, faceva ridotto, ricettando tutti coloro i quali, o per star più sicuri da' Panciatichi , o per più sicuramente offendergli e molestargli , concorrevano a lui : laonde Cosimo fatta ragunar la pratica ( perchè degli otto cittadini eletti come io dissi di sopra, fatto eh' egli ebbero agli dieci di gennaio alcune limitazioni, mai non si ragionò più), ordinò alla fine di febbraio, per levargli di quindi e gastigare il Guidotto, il qual citato non era volsuto comparire, che di Firenze uscisse il signor Otto da Monlaguto e altri capitani colle loro bande, e di Pistoia il signor Federigo suo fratello colia sua compagnia, ed il capitano Bastiano d' Arezzo , co' quali volle andare Niccolaio ; e giunti di notte con circa duemila soldati, senza essere stali sentiti, assaltarono la casa e la lorre e dopo lunga e gagliarda resistenza, avendo dato ordine che vi fossero portate l'artiglierie, con morte e ferite di molti di loro , fattosi giorno, la presero, i Panciatichi dicono per forza, e i Cancellieri per accordo ; comunque si fosse, il Guidotto, rubata e arsa tutta la casa e gran parte della torre, fu menato prigione a Firenze; dove dopo lunga esamina sua eccellenza gli perdonò, maravigliandosene ognuno, la vita, e lo fece confinare nelle Stinche; e ciò, o per compiacere al signor Cammilio Colonna , il quale gliele aveva strettissimamente raccomandato , o ger noi dare al marchese del Guasto, che I' aveva instantemente mandato a chiedere per lettere di messer Giovambatista Ricasoli, canonico di molta fede e prudenza , che risedeva appo lui nella guerra di Piemonte oratore di sua eccellenza: ed anco , il Pazzaglia, con tutto che avesse preso danari da' fuoruscili, e fosse slato più volte a favellare a Baccio e a i cardinali, aveva detto e quasi promesso, prima a messer Simon Tornabuoni podestà di Prato, e poi a Domenico Martelli commessario deUa montagna di Pistoia, che era uomo per fermarsi e ubbidire al duca Cosimo ogni volla che fosse stato sicuro che i Pianciatichi si fermerebbono ancora essi. Nè voglio trapassare in silenzio che quando le genti ritornarono quasi trionfando a Pistoia , come furon dal palazzo de Panciatichi, nel quale abitava allora Piero di Giorgio Cellesi, fecero una gazzarra, ed essendo gà buio, fu in un tempo medesimo.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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