Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUINDICESIMO 381
      i cardinali; e da questo giorno innanzi s' andaron sempre raffreddando le cose; perchè Ridolfi non aveva altro che buona mente, e Gaddi v'erA stato spinto quasi contra sua voglia da monsignore di Macone, più per esser Fiorentino e per far numero che per altro : onde Salviati, il qual era tanto astuto e sagace, quanto pareva e voleva esser tenuto semplice e goffo, aggirava , benché cautissimamente , non solamente loro, ma il Valori e l'Albizzi ; e quantunque il Caccia sollecitasse con parole la loro andata, nondimeno co'fatti la ritardava il più che poteva. E questo si faceva perchè messer Bernardo da Rieti, il qual risedeva in Firenze agente e come oratore di Cesare, aveva profferito al signor Cosimo quelle genti che per felicissima sorte erano, senzachè alcuno l'aspettasse, arrivate al porlo di Lerici, ed il signor Cosimo l'aveva non solamente accettale, ma commesso che si facessero marciare dì e notte ; e perchè giugnessero sul Fiorentino prima che i cardinali, però s' usava ogn'arte e si faceva ogni sforzo di tenergli a bada; e per questa cagione, letta una lettera sottoscritta di mauo di tutti, e mandala per un corriere a posta, fu loro inviato Alamanno Salviati fratello del cardinale, e in sua compagnia Alamanno de' Pazzi.
      Giunti con men fretta che non bisognava in Montepulciano, ebbero nuove, come gli Spagnuoli e Tedeschi non solamente erano arrivati a Lerici , ma ancora preso la volta di Toscana, e che il signor Ridolfo si trovava colla sua cavalleria al ponte alle Chiane ; perchè tutti sottosopra , dopo alcuna consulta, mancò poco che non si partissero a rotta , e se ne ritornassero indietro. Ma Francesco Bandini, il quale era stato mandato loro incontra in Valdichiana per trattenergli, cominciò a dire che sarebbe il meglio che andassono a Firenze pacificamente , e vedessono d' accordarsi senz' arme , che scriverebbe allo stalo, che facessero fermare gli Spagnuoli ; il qual parlilo, o per poca prudenza degli altri o per molla astuzia del Salviati, fu accettato; e così, lasciate le genti dinlorno a Montepulciano coi signor Giampagolo e con Ruberto, e scritto con non minor imprudenza o malizia, a Filippo per messer Vittorio da Prato, uomo del Valori, che licenziasse i soldati e fermasse le provvisioni, si condussero a bell'agio in Valdarno ; dove furono incontrati da messer Matteo Niccolini e da Luigi Ridolfi fratello del cardinale , i quali dando loro parole, e mostrando la buona disposizione della città, e che facilmente si converrebbe, volendo tutti una medesima cosa , gli facevano badare il più che sapevano*, ed in quel mentre il signore Alessandro in vece di fermare gli Spagnuoli, sollecitava ogni giorno più , ora con lettere ed ora con ambasciare , Francesco Sarmiento, il qual n'era capitano, che gli spignesse innanzi gagliardamente , e del non osservare i patti allegava questa cagione , lav^ooQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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