Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      374 storia fiorentinatenendo per cosa certa che il signore Alessandro non era per mantener' gli la fede data : ordinò che si provedessono di genti, di vettovaglie e di munizioni tutte le terre e rócche o meno forti o più importanti: cavalcò per la terra colla medesima guardia del duea, ma con pochissimi cittadini dietro, perchè a' Palleschi non pareva ancora d' essere assecurati a lor modo, ed anco avevano di già cominciato a cercar piuttosto di scemargli quel grado che dato gli avevano, che d' accrescergliene; e gli altri che desideravano la libertà, i quali erano la maggior parte, avendo tutta la loro speranza ne'fuorusciti, non solo non volevano scuoprirsi, ed esser notati come favoriti di Cosimo, o, come dicevano essi , della tirannide, ma andavano intonando e zufolando negli orecchi a questo e a quello, non esser possibile che quel principato, o piuttosto tirannia, potesse lungo tempo durare: anii esser necessario che ella fra pochi giorni indubitatamente si risolvesse; e ciò provavano con alcune loro cosi fatte ragioni, e principalmente colle profezie di fra Girolamo. Vedevasi che i cortigiani vecchi non erano nè ben chiari nè ben fermi , ma andavano vagillando, e Bernardo Giusti, sollevato e messo al punto astutamente dal Campano , chiese licenza, e l'ebbe dal signor Cosimo; il qual Campano, dicendo non gli parere stabile quel principato , voleva, anzi, fingeva di volersi partire, e menarlosi a Roma con esso seco ; onde il popolo stava anch'egli incerto e sospeso , dubitando ognuno d' ogni cosa, e appena che i fanciulli e l'infima plebe avevano ardire di gridare , mentre passava per le strade, palle, palle, con quella giulleria e festa che solevano. Non mancava la signora Maria sua madre di fare co' parenti e cogli amici tutti quegli ufizi i quali le si convenivano, e tra gli altri rispose al signor Lorenzo suo fratello, il quale si trovava in Bologna, e molto favoreggiava i fuorusciti, che se egli voleva andare a Firenze per aiutare Cosimo , vi andasse, altramente se ne stesse ; poi gli riscrisse un' altra volta , confortandolo a dover tornare a Firenze, il che egli fece.
      Ma perchè il mercoledì mattina il signor Alessandro s'impadronì con felicissimo inganno della fortezza , la qual fu quella cosa che, si può dire, diede vinto il giuoco, è da sapere , per più chiara intelligenza, che quando il duca Alessandro, per le cagioni che io dissi di sopra, fece castellano Paolantonio da Parma, il Vitelli tacitamente se ne sdegnò; ma celando lo sdegno, anzi mostrandosene contentissimo, operò lanto col duca , il quale sappiendo lui essere inacerbito , non voleva esasperarlo più, che Pagolantonio accettò un capitano Calavrese chiami-to il Meldola, con molti suoi soldati , la maggior parte de'quali erano da Castello, con animo però di levarsegli a poco a poco d'attorno, cassandone ogni mese sul dar delle paghe, quand'uno e quand'un altro.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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