Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUINDICESIMO 575
      simO di Mona Maria ( come dicevano alcuni di loro ) attendesse con que'dodicimila dueati a darsi un bel tempo , e s' occupasse tutto ne' piaceri, ora del cacciare, ora dell'uccellare, ed ora del pescare, delle quali cose sommissimamente si dilettara , ed egli con pochi altri a governare, e popparsi, come s' usava di dire, e succiarsi lo stato ; e per questo non aveva voluto che si chiamasse duca , benché sotto onesta e colorita cagione dicesse di far ciò , affinechè 1' imperadore non s' acquistasse ragione sopra la libertà di Firenze, e gli bastasse d' avere ad approvare e confermare quello eh' essi deliberavano, e non essi quello che fusse stato deliberato da lui ; ma, come dicono i volgari con quel proverbio plebeo, un conto faceva il ghiotto , e un altro il taverniere. Ma perchè questo giovanetto , il quale com' era tenuto da tutti di bonis-sima e posata natura, così era reputato da molti d' ingegno tardo e non perspicace , riuscì di somma prudenza , ed eccellentissimo in tutte le cose, come mostrarono gli effetti, che noi a tempo e luogo racconteremo , fu chi disse, Dio insieme col principato avergli conceduto ancora il sapere; noi come non neghiamo ciò essere stato possibile, così affermiamo eh' egli, secondochè n' hanno riferito più volte coloro i quali P ebbero in custodia , diede infino da i primi anni molti e manifestissimi segni, e con parole e con fatti, di dover essere quello eh' egli poi fu , e eh1 egli è di presente.
      Comunque si fusse, sua eccellenza illustrissima, chècosìsi chiamò il primo giorno della sua esaltazione, che fu il martedì, come s'è detto, agli nove di gennaio del 1556, ancoraché non avesse fornito i diciassett1 anni di • più che sei mesi, cominciò a negoziare , e mostrarsi ne' maneggi delle faccende dello, stato non meno accorto e prudente , che sollecito e diligente : perciocché fatto chiamare messer Francesco Campana, il quale , trovate sue scuse, non volle andarvi, ma vi mandò Bernardo Giusti , fece scrivere a tutti e tre i cardinali, Salviati, Ridolfi e Gaddi , che sarebbe sempre ubbidientissimo figliuolo di lor signorie reverendissime e della santissima sede Apostolica ; nè contento a questo, mandò a sua beatitudine messer Alessandro di Matteo Strozzi, canonico di buone qualità , e a Salviati suo zio spedì separatamente in gran diligenza Alessandro del Caccia con commessioni pubbliche e private, segrete e palesi : spacciò per mare messer Cherubino Buonanni da Pisa, e dietro gli mandò messer Bernardo de' Medici vescovo di Forlì, in Spagna all' imperadore, perchè ragguagliassono sua maestà di tutto il seguito, e vedessero d'ottenere la confermazione di quanto s' era fatto , promettendo in nome suo leanza e fedeltà , e offerendole che prenderebbe per sua donna, ogni volta che a sua maestà piacesse, madama Margherita sua figliuola, e tentassero ancora che gli fosse restituita la fortezza, Varchi. vni. ii. 27
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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