Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      5G8 storia fiorentinacon quanta affezione gli desideravano e auguravano il principato, ed egli con viso nè lieto nè mesto procedeva oltre, e con una certa maestà i fale pareva piuttosto che meritasse 1* imperio, che lo volesse : nè fu si tosto scavalcato, ch'egli andò a visitare il cardinale, e prima si dolse con sua signoria reverendissima della morte del duca, e poi con buon modo, o per sua prudenza naturale, o istrutto da altri, offerendole tutto quello che poteva, disse che come buon figliuolo era \onuto per ubbidirla, prontissimo a metter non solo la roba, ma ancora, quando bisognasse, la vita in benefizio della sua patria, e per la salute de' suoi cittadini. Il cardinale avendo conosciuto per la pratica della mattina , e per quello che non solo si mormorava, ma si macchinava contro a lui e contra il Vitello, che non poteva colorire i disegni suoi, e che i principali de' quarantotto erano vólti e inclinali al favore di Cosimo, facendo dell' altrui voglia suo piacere, s'era gettalo anch'egli da quella parte, e però abbracciatolo teneramente e con lieto volto , gli disse che slesse di buona voglia, e con certa speranza che da lui non resterebbe ch'egli non fosse eletto in luogo d' Alessandro , ma che questo bisognava tacere, a voler che riuscisse.
      La venula e presenza di queslo giovanetto, visitato con grandissimo concorso e favorito da tutti gli amici e soldati vecchi del padre, cagionò che'l Guicciardino e gli altri capi, preso maggiore ardire, per non dar tempo a'fuoruscili, fecero una pratica segretissima a sei ore di notte col cardinale e col Vitello, e conchiusero che la mattina seguente si ra-gunassero alla medesima ora nel medesimo luogo i quarantotto , e si creasse per ogni modo, quando bene bisognasse adoperar la forza, il signor Cosimo, non duca, ma capo della repubblica fiorentina, con alcune condizioni come si dirà ; ed ordinato quello che s'aveva a fare , si partirono. Venuta la mattina, ch'era martedì, il popolo stava tutto sollevato, ed i cittadini che aspiravano alla libertà molto confusi e malcontenti, dubitando che il cardinale ed il Vitello non volessono fare un duca a lor modo, perchè si vedeva preso e guardalo da' soldati, non solo il palazzo, ma i canti e tutte le bocche della via Larga, ed anco si disse poi, che il Vitello, o per iscalzarlo, come si dice, o per altra cagione , aveva ragionato con Ottaviano de' Medici di far duca lui : ma egli, il quale nel vero era stato sempre fedele, dubitando forse di non esser tentato, o per altra cagione, rispose che ciò non toccava a lui, il quale non era del ceppo nè di Cosimo Vecchio , nè di Lorenzo suo fratello. Mentrechè penavano a ragunarsi i quarantotto, il cardinale mandò a dire a Cosimo che venisse, che 1' aspettava in palazzo; ma la madre tenerissima di sua natura, e non avendo più che lui, veggendo tan-t'arme e tanto popolo, cominciò, ancorché fosse di grand'animo, av^ooQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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