Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUINDICESIMO -56 1
      là , secondochè diceva egli, alla Mirandola; ma, secondocliè fu interpretato da altri, per levarselo non solamente dinanzi , ma d' addosso: e subito essendosi disarmato, e. avendo scritto con partecipazione dell' o-rator di Francia al cardinal Salviati e a Ridolfi tutto quello che gli aveva raccontato Lorenzo, se n' andò difilato a Bologna.
      Scusavasi Lorenzo con tre cagioni, dicendo primieramente eh' era stato alle case di più cittadini popolari, ma dove era stato non udito, « dove non creduto-, secondariamente, aveva lasciata in commessione al Zeffb, che la mattina di buon' ora , aperta la camera , andasse a trovar Giulian Capponi e più altri cittadini amatori della libertà , e dicesse loro quello che ci avesse trovato dentro; terzamente, che Scoroncon-colo non rifiniva di stimolarlo dicendogli a ogni poco: Salutanei, sai-vianci, chi noi abbiamo fallo pur troppo : come se non avesse potuto, poiché non voleva rimanere in Firenze , come doveva , far portare il corpo morto, o la testa , se non fuori, almeno sulle finestre. Ma egli è certo, che come nessuna congiura non fu mai nè meglio pensata innanzi al fatto, nè più securamente eseguita sul fatto, cosi nessuna non fu mai peggio maneggiata nè più vilmente dopo il fatto, nè dalla qual riuscissero effetti più contrari e più nocivi al facilor di essa, e più prosperi e profittevoli a'suoi nimici, il primo de' quali era senz' alcun dubbio , per le ragioni raccontate di sopra, il signor Cosimo.
      lo non voglio disputare se quest' alto fu crudele o pietoso, commendabile o biasimevole, conciosiacosachè nessuno può sciogliere questo dubbio , e darne verace sentenza, il qual non sappia da qual cagione e a che fine fosse mosso Lorenzo : se egli si mosse a cosi gran rischio per dover perder non pur lo stato di Firenze, il quale, morendo il duca senza legittimi figliuoli, ricadeva a lui , ma ancora la vita solamente per liberar la patria dal tiranno, come egli affermava , e renderle la sua libertà; io per me crederei che nessuna loda se gli potesse dare tanto alta , la qual non fosse bassa, nè cosi gran premio, che non fosse minore del suo merito; non arei già voluto ch'egli, se poteva far di meno , avesse tirato la provvisione da lui, come dicono che faceva. Ma vogliono alcuni , che non fosse mosso da altro che dall'esser egli per sua natura di mala mente e di mal animo. Altri dicono ch'egli si messe a cotanto pericolo, per iscancellare queir ignominia che da i due bandi datigli in Roma , e dall'orazione fattagli contra dal Molzo, seguita gli era , oltrachè si vergognava d' aver maritata sì gentile e virtuosa sorella a un nobile e ricchissimo, ma privato de'migliori sentimenti, e per conseguente inettissimo a tutte le cose. Nè mancano di quegli i quali affermano, lui non aver avuto riguardo ad alcuna delle cose dette; ma essere stato spinto da desiderio intensissimo di farsi immortale Varchi. Voi. 11. a<3
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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