Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUINDICESIMO 539
      t' uno. Questo colpo fu per sè mortalissimo, perchè aveva, passando per le reni, forato quella tela ovvero pannicolo, che i Greci chiamano dia* fragma, ed i Latioi setto transverso, il quale quasi come una cintura divide il ventricolo di sopra, dove sono il cuore e gli altri membri spiritali, dal ventricolo di sotto, nel quale sono il fegato e l'altre membra della nutrizione e della generazione. 11 duca, il quale o dormiva, o come »e dormito avesse stava col viso volto in là, ricevuto così gran ferita, si voltolò su pel Ietto, e cosi voltolone s' uscì dalla parte di dietro per volersi fuggire verso l'uscio, facendosi scudo d' uno sgabello ch'egli aveta preso: ma Scoronconcolo gli tirò una coltellata di taglio in sui viso, e squarciandoli una tempia gli fesse gran parte della gota sinistra, e Lorenzo avendolo rispinto sul letto, ve Io teneva rovescio aggravan-Rosegli con tutta la persona addosso ; e perchè egli non potesse gridare, fatto sommesso del dito grosso e dell'indice della mano sinistra, gì' inforcò la bocca dicendo : Signore, non dubitate; allora il duca aiutandosi quanto poteva ii più, gli prese co' denti il dito grosso, e lo stringeva con tanta rabbia, che Lorenzo cadutogli addosso, e non potendo menar la spada, ebbe a dire a Scoronconcolo che 1' aiutasse, il quale correva e di qua e di là, e non polendo ferire Alessandro, che non ferisse prima o insiememente Lorenzo tenuto abbracciato strettamente da lui, cominciò a menar di punta traile gambe di Lorenzo, ma non facendo altro frutto che sforacchiare il saccone, misse mano a un coltello ch'egli aveva per sorte con esso seco, e ficcatolo nella gola al duca, andò tanto suc-chiejlinando, che lo scannò. Diedegli poiché fu morto dell'altre ferite, per le quali versò tanto sangue, che allagò quasi tutta la camera ; e fu ootabil cosa che egli in tutto quel tempo che Lorenzo lo tenne sotto, e che vedeva Scoronconcolo aggirarsi e frugare per ammazzarlo , mai nè si dolse nè si raccomandò, nè mai gli lasciò quel dito ch'egli gli teneva rabbiosamente afferrato co' denti. Era il duca, poiché fu morto, sdrucciolato in terra, ma essi lo ricolsero tutto imbrodolalo di sangue, e postolo in sul letto, lo ricuoprirono col padiglione, col quale si era turato egli stesso prima che s'addormentasse, o facesse le viste di dormire; il ebe pensano alcuni che fosse fatto da lui artatamente, perchè conoscendosi mal atto a fare i convenevoli, e sappiendo che la Caterina , la quale egli aspettava , era leggiadra favellatrice, voleva fuggire in quel ìaodo d' avere a fare con esso lei le belle parole.
      Lorenzo , poiché ebbe assettato il duca, non tanto per vedere se erano stati sentiti, quanto per ricriarsi un poco e riaver gli spiriti, sentendosi tutto stracco e affannato per la fatica durata, si fece a una delle finestre che rispondono sopra la via Larga. Erasi sentito da quei di casa, ed in particolare da madonna Maria madre del signor Cosimo,
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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