Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUATTORDICESIMO 343
      amano la libertà della città loro, perciocché le forze di costoro sareb-bono divenute troppo grandi: la qual credenza, oltra all'esser sua maestà naturalmente poco amica de' popoli, P aiutò assai a risolversi a mantenere lo stato del duca Alessandro. Aggiungesi a tutte quest' altre cagioni i gran doni i quali si disse allora che il duca dette a i principali agenti di Cesare , acciocché eglino favorissero a lor potere la causa sua dinanzi a sua maestà.
      Veddesi allora manifestamente con quante fraudi e con quanti inganni si camminò in questi maneggi che il duca Alessandro e i Fiorentini ebbero 1' un contra 1' altro nella corte dell' imperadore ; perciocché Filippo, il quale noi dicemmo di sopra che aveva dipositato in mano d'un frate di San Domenico in Napoli dodicimila ducati per dargli a Piero Zappada , s'egli adoperava in modo, che Cesare rimovesse dal governo di Firenze il duca Alessandro, veggendo giornalmente cominciare a mancare le speranze de' fuorusciti, se n' andò in San Domenico, e aperse quella cassa nella quale egli aveva messi i danari di sopra detti, e se ne gli portò via , ed in cambio di danari, riempiè quella cassa di carboni e altre lordure , e riserrolla ; e dopo non molto tempo venne segretamente in San Domenico Pietro Zappada, e aperse quella medesima cassa anche egli per tor quei danari ch'ei credeva ehe gli fossero dentro , innanzichè la sentenza , la quale ei sapeva che si dovea dare contro a' fuorusciti, si leggesse , e non ve gli trovando, si rimase col danno e colle beffe.
      11 duca Alessandro adunque la sera de' ventinove giorni di febbraio dell'anno 1535 (che quest'anno fu il di di carnovale) dette l'anello a madama Margherita d'Austria figliuola naturale di sua maestà cesarea, e fece questa medesima sera un bellissimo convito, al quale si ritrovarono lo imperadore e tutti i primi signori della corte. Bd i fuorusciti, avendo udita la deliberazione dell' imperadore , si partirono di Napoli il più presto che potettero, e se ne vennero inverso Roma dove ciascun di loro cominciò ad attendere a i fatti suoi, e molti si partirono di quella città , e andaron chi qua e chi là, dove piaceva più a ciaschedun di loro d' andarsene ^ e fu cosa molto notabile, che niuu di loro volle pigliar la grazia che l'imperadore lor fatta aveva per sua sentenza di poter ritornare nella patria loro, riavere i loro beni immobili, e goder quegli onori e quelle dignità le quali godevano allora in Firenze gli altri cittadini ; ancorché la maggior parte di loro fuorusciti fosse molto malagiata e povera: tanto possono negli animi de'mortali l'affezioni delle parti eie discordie civili. Il duca Alessandro si parti anch'egli tostamente di Napoli, e a gran giornate se ne venne verso Roma, ed essendo di già arrivato in Capua, un certo servidore d' un di quei principi del re-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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