Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      nia e a più malvagi fini che di fuori non apparisce, perciocché ei cercano a lor potere con questi frodolenti mezzi principalmente di sollevare gli animi di quei cittadini, se alcuno n'è in Firenze, che hanno desiderio di cose nuove, e darne loro speranza quanto ei possono il più, e per rendere ancora più malagevoli tutte quelle deliberazioni, le quali son necessarie di fare per la conservazione dello stato di Firenze , e darsi per questa via autorità e riputazione , per poter più agevolmente condurre quella città in maggior sedizione ed in maggior divisione eh' ella non è, e per conseguente farle levar qualche romore, o nascere qualche altro disordine il quale facesse per loro, i quali son termini veramente del tutto contrari a qupl ch'ei dimostrano in apparenza di desiderare.
      c Laonde ei non son degni d1 essere uditi, e molto meno son degne d'essere accettate le domande loro, e massimamente che chi considererà bene tutto quel che si contiene nella prima scrittura la quale fu pubblicata pochi giorni sono da sua maestà., ritroverà che in quella s' è provveduto a bastanza, che i fuorusciti , se cosi parrà , all'imperado* re, ricevan la grazia di ritornare nella patria loro, che eglino la possano sicuramente godere, e che i lor beni siano loro rendali ; ed è provveduto in quella capitolazione a tutte queste cose più ampiamente che giammai si sia fatto altra volta per lo passato in Firenze, e perciò «arebbe più onesto il ristrignere e diminuirei! tenor di quella, che l'allargarlo e accrescerlo in modo alcuno, perciocché egli è molto più lor favorevole che non si conviene, siccome si potrebbe per molte ragioni agevolmente dimostrare , le quali, per esser questa cosa per se stessa manifesta non s' adducono. »
      In questo tempo monsignore Vadimonte per comandamento di Francesco I re di Francia, prese tutta la Savoia, e venne coli' esercito in Piemonte, e cominciogli quella gran guerra, la quale durò di poi tra I" imperadore e'I rg di Francia molti anni, con grandissima spesa e danno di tutti e due questi gran principi, ma con molto maggior rovina e distruzione di tutto quel paese ; perchè l'imperadore fece molte provvisioni e grandi, e messe molte guardie e grosse a i confini dello stato di Milano , e si deliberò d'andare in persona a quella guerra , e assalir la Provenza. Laónde quelle speranze grandi che da Covos e da Gra-nuela, e da alcuni altri de' principali agenti dr Cesare erano state date infino allora a i fuorusciti, cominciarono quasi del tutto a mancare; di maniera che dopo non molli giorni Cesare confermò quella sentenza la quale egli aveva poco innanzi dato ; della qua! cosa par che fosse cagione, oltre al vedersi negare assolutamente dal duca di voler divenire suo feudatario, che essendo obbligalo l'imperadore a papa Clemente nek-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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