Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LfOHO QUATTORDICESflfO 31Firenze e gli agenti di sua maestà cesarea, non sono contrari a quegli che si fecero P anno 1528 in Barzellona tra papa Clemente e lo imperadore, perciocché in quegli sua maestà promette di conservare la libertà a i Fiorentini, ed in questi ave» promesso a sua santità di rimettere in Firenze 1» casa de'Medici in quel medesimo stalo ch'ella era dall'anno 1527 indietro; nel qual tempo governandosi le cose della città da i pubblici magistrati, e secondo l'antiche leggi, consuetudini ed ordini della città , eli' era libera, sebbene la riconosceva volontariamente come capi del suo governo il magnifico Ippolito, che fu poi cardinale, ed il duca Alessandro ; perchè promettendo l'imperadore nel trenta di mantenere la città di Firenze libera, non promette perciò di far cosa che sia contraria a quel che sua maestà aveva prima promesso di fare nell' accordo di Barzellona di sopra dello.
      « Ma quando pure questi due accordi fussero l'uno all'altro contrari, che non sono , non è per questo, che papa Clemente abbia liberata Cesare dall' osservargli quel che egli gli aveva liberamente promesso l'anno 1528, conciosiacosachè sua santità non ratificasse mai , nè per Brevi nè per altra maniera, all'accordo dell'anno 1530 , perciocché sua santità fu tanto presto soprappresa da quel parlamento del quale noi favellammo di sopra, eh' ella non ebbe tempo a poter ratificare i capitoli di quell' accordo, quando bene ella avesse voluto ratificargli ; sicché nè anco in questa maniera diviene assoluta la cesarea maestà ' dalle promesse eh' ella avea fatte al pontefice nell' accordo di Barzellona.
      « Ma quando pure ostinatamente si contendesse che i capitoli delP uno accordo fussero contrari a i capitoli dell' altro, e che il pontefice avesse ratificato all' accordo fatto P anno 1530, le quali cose tutte e due si niegano, rispondiamo che i capitoli dell'accordo che si fece sopra Firenze, non furon falli con mandato dell'imperadore , e che un capitan generale, sebbene ha autorità di comandare a'soldati, e governare quell'impresa alla quale egli è mandato, come più gli piace, non pereiò può capitolare co' nimici senza particolar mandato e commessione del suo principe, la qual don Ferrante non ebbe mai dall' imperadore , e se Si esponesse quelle parole del capitolo dell' accordo di sopra detto : Intendendosi sempre, che sia conservata la libertà, in quel modo che gli avversari nostri vogliono interpretarle, sarebbe stata questa capitolazione non solamente fuori dell' autorità che aveva da Cesare don Ferrante, ma ancora del tulio contraria alla mcnle di sua maestà; conciosiacosachè quella non movesse la guerra alla città di Firenze per altre cagioni , che per rimettergli la casa de'Medici, siccome eli'eraLjOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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