Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      Sii STORIA FIORENTINAobbligala po' capitoli dell' accordo di sopra dello a ordinare in Firenze, oiulechè quella pel sommo grado ch'ella ha nella repubblica cristiana, e per osservare i capitoli dell'accordo predelto, all'osservanza de'quali ella ò tenuta , debbe mutarlo , ed ordinargliene un altro, che sia veramente libero e legittimo ; noi diciamo dall' altra parte, che il presente stato della città di Firenze è giusto e legittimo e libero, si perchè la forma sua è stata dichiarala da sua maestà, quale ella doveva essere, si ancora perchè tulio 'I popolo fiorentino volontariamente concorse a dare 1' autorità a quei dodici cittadini di sopra detti, che ordinarono il governo della città in quella maniera che più lor piaceva, siccome poco di sotto si dimostrerà manifestamente.
      c E che Cesare significasse alla città pei Mussetlola il modo del vivere in che egli voleva che la vivesse, eglino medesimi non lo niegano, ma di-con bene, che quella forma di governo^ la quale per parte della cesarea maestà il Musseltola disse a'Fiorentini che tenessero, è slata mutata e alterala , e che la cittadinanza non acconsenti a questa volontà dell'imperadore, se non per paura; onde la non fu vinta pe'partiti de'maestrali a fave bianche e fave nere rendute segretamente, siccome si sogliono fare tutte le deliberazioni della città, e massimamente le più importanti ; le quali cose noi affermiamo che son segno evidentissimo della libertà e della giustizia di questo governo, perciocché avendo Cesare , come arbitro intra la felice memoria di papa Clemente da una parte , e la città di Firenze dall' altra , dichiaralo quel modo di vivere che Firenze dovea allora tenere , s'egli non fosse slato libero governo non arebbe potuto dopo non molto tempo la città alterarlo e mutarlo, siccome ella fece, perciocché ella era in poter di sè medesima e libera, nè mai ad alcuna città libera antica o moderna ch'ella si sia stata, fu - proibito il poter disporre di sè medesima, e variare il governo, siccome l'è piaciuto; il che non è solamente utile alla città, ma necessario ancora , per cagione di molli strani avvenimenti che spesse fiate per la grande islabilità delle cose umane avvengono nelle repubbliche, a i quali non si può in maniera alcuna dar' regola certa e ferma. Onde si vede manifestamente, che l'imperadore non ha fatto contro a i capitoli dell'accordo il quale si fece con gli agenti di sua maestà l'anno 1530, avendo quella, dentro al tempo, che le fu dato , ordinato in Firenze un modo di viver libero; perciocché quelle parole del capitolo che dicono: Intendendosi sempre, che sia conservata /ft libertà, non si possono esporre, che Cesare fosse privato dell' autorità di rimettere in Firenze la caw de'Medici con quell'autorità e con quegli onori ch'ella avea auti per lo passalo in quella città; perciocché non si essendo in quella guerra Miiubaltuto n^i altro che questo , cioè, se la famiglia de' Medici dove-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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