Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      forestieri clic allora guardavano la città di Firenze per la casa de'Medici; andò il commessario apostolico in palagio a costringer la signoria che allora sedea, a far quel parlamento ; furou messi i partigiani della casa de*Medici insieme co'soldati a i canti della piazza, i quali non lasciavano venire a quel parlamento niuno , il quale ei s'avvisassero che potesse impedire i disegni loro; onde fu da loro ributtato indietro e fedito Piero Girolami cittadino nobilissimo, il quale voleva venire in piazza in favore dell» signoria, perciocché Raffaol Girolami, suo stretto parente, era allora gonfaloniere di giustizia , di maniera che quando questo parlamento si fece , non erano in piazza appena dtfgenlo Fiorentini , e nondimeno I' antiche leggi della città di Firenze vogliono che ir un parlamento il quale si debba fare, sian presenti almeno i due terzi del popolo fiorentino, e che niuno di loro contraddica a quel che allora si delibera.
      « E quando il parlamento di sopra detto fosse stato legittimamente fatto , il che si niega, non poteva il popol fiorentino dentro al tempo di quattro mesi, in maniera alcuna far parlamento, perciocché egli avea conceduta tutta 1' autorità sua d'ordinare il governo della città a Cesare, alla qual concessione avea anche acconsentito papa Clemente : laonde non potevano i Fiorentini far parlamento per mutar lo stato della città, senza pregiudicare a papa Clemente, il quale era una delle parti, e alla cesarea maestà, la quale era giudice ed arbitro tra quelle due parli ; perciocché siccome si vide pe'capitoli dell'accordo fatto in Biirzallona tra Cesare e'I pontefice 1' anno 1528, sua maestà delibera di mutare il libero slato , il quale era allora in Firenze, e ordinargliene un altro, non solamente per beneficio della casa de' Medici, ma ancora pel riposo di tutta l'Italia, e particolarmente di quella città: né anche si vkle mai, che papa Clemente acconsentisse a quel parlamento, di maniera che ei volesse partirsi da quella dichiarazione che l'imperadore dovea fare; anzi si vide manifestamente tutto'l contrario: perciocché la fazione di papa Clemente di suo consentimento mandò poco di poi due ambasciadori in Fiandra a richiedere alla cesarea maestà , che le piacesse dichiarare la l'orma del governo eh' ella voleva che fosse in Firenze, siccome pe'capitoli dell'accordo fatto con i suoi ministri T anno 1550 ella avea autorità di fare ; onde lo imperadore mandò non molto poi a Firenze pel Musseltola la dichiarazione che gli era stata dimandata da quegli ambasciadori : né consenti ancora a quel parlamento il popol di Firenze, conciosiaco9achè egli non gì' intervenisse, siccome è detto di sopra, ma era bene intervenuto legittimamente a concedere, pe'capitoli dell'accordo di sopra detto , l'autorità a Cesare d'ordinare in Firenze un governo qual più gli piacesse, pun.be* fo*>eLjOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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