Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      505 SfflutA fi3uÉ*rijlAc quel modo di vivere il quale ha da essere iif quella città osservato * ti che si nega, dicono che l'imperadore non ha potuto ragionevolmente far questa dichiarazione, perciocché egli è obbligato , per la capitolazione di sopra detta più volle / a ordinare in Firenze un modo di viver libero e legittimo, e non violento, siccome è quello cheèoggi in quella città, per le ragioni disopra delle; onde ai fuorusciti è lecito ricorrere a sua maestà, e farlo correggere, perciocché ella non ha altra autorità o ragione alcuna d'ordinar lo stato di Firenze , se non quella che gli fu data da'suoi cittadini ne' capitoli dell' accordo, il quale si fece coli'esercito imperiale l'anno lboO, conciossiacosaché la cillà di Firenze non fosse allora conquistala per ragion di guerra assolutamente, ma con quelle condizioni che si convenivano in quei capitoli , onde non potette Cesare disporre di quella città liberamente, come più gli piaceva; e massimamente che Firenze molto tempo innanzi è liberata e ricomperata con danari dagli antecessori di sua maestà ; perché la non poteva da sè slessa incorrere in fellonia alcuna , nè ricadere per niuna cagione alla camera imperiale; onde sua maestà non fece allora l'impresa di Firenze per questa cagione, ma per quejla che si contiene nel terzo capitolo dell' accordo fallo tra papa Clemente e lo imperadore in Barzallona.
      « Perchè si conchiude finalmente, che lo stato il quale è oggi in Firenze non può esser fondato sopra alcuna autorità che gli abbia data la cesarea maestà} e molto meno posson dire che il governo il quale è al presente sia fondato sopra alcuna autorità che '1 popolo di Firenze abbia mai dato a quei che l'ordinarono, perchè sebbene lutti gli atti dell'ordinar lo stato di sopra detto sono slati falli con una certa ombra e falsa apparenza d'ordini legittimi e civili, nondimeno tutta quell'autorità ch'ebbero quegli che l'ordinarono, venne da quel forzato e violento parlamento, del quale noi abbiamo detto di sopra più volte ; perchè essendo quel parlamento di nessun valore, rimane anche vana tutta queir autorità ch'ebbero quegli che 1* ordinarono, e che da quello può in alcun modo venire. E che tutta quella autorità eh' ebber coloro che fecero il duca Alessandro , derivasse dal parlamento predetto, apparisce manifestamentej perciocché quel parlamento dette tutta l'autorità del popolo fiorentino a dodici cittadini, siccome dicemmo di sopra, e quei dodici ordinarono, per quell' autorità eh' egli era stala data loro dal parlamento di sopra detto, un picciol senato, o veramente una balia, la qual di nuovo concedette di poi tutta 1' autorità sua a dodici altri citta Jini, i quali crearono il governo eh'è oggi in Firenze.
      « E la violenza e forza di quel parlamento si prova agevolmente, perciocché quando ei si fece, fu preso non solamente il palagio pubblico, ma ancora tutti i canti della piazsa de'Signori dulia guardia de'soldatiLjOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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