Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUATTORDICESIMO 305
      dici, essendo quei dodici tutti amici e partigiani di quella, fu da loro subk tamente tolto Pufizio a Uitti que'poveri cittadini ch'erano stati dalla eitlà, quando ella era ancor libera, eletti ambasciadori alla maestà cesarea , e gli altri colle morti e colle prigioni, e co'confini di molti di loro, e col vietare per pubblici, bandi a tulli l'uscir della città, di maniera sbigottiti, che niuno mai più fu di poi ardilo di dire una parola in favore ed aiuto delia libertà di quella , povera ed infelice città ; massimamente essendo state tolte P armi d' ogni sorta a tutti i cittadini, e avendo in Firenze una grossa guardia per difesa di quella superiorità che allora la distruggeva , e al presente conlinuovamente la distrugge ; perchè ei vennero all' imperadore due ambasciadori non delia città libera, ma di papa Clemente e della casa de'Medici, non per procurare la libcrlà.della città di Firenze innanzi a sua maestà, e contrapporsi al voler di papa Clemente, se di ciò fosse stato mestieri, ma per procurare il compimento della volontà e desiderio suo. Onde essi dicono die non essendo stata ,la città in questa sua causa udita da Cesare, tiiuna dichiarazione che fosse stata fatta contro a di lei da sua maestà, può in maniera alcuna progiudicarle.
      « E se quando il Miissetlola venne in Firenze a portare il privilegio al duca Alessandro , e che il privilegio si lesse pubblicamente, non fu da alcuno contraddetto alla forma di quel privilegio, ciò seguì perciocché la città era tutta in podestà della casa de' Medici, e per le gran crudeltà ch'erano state usate contro a chi era stalo ardito di dir pure una parola che non fusse piaciuta loro, non gli era più alcun cittadino, che avesse avuto ardire di nominar pur la libertà, non che di contraddire pubblicamente a quelle cose che erano a onor del duca, massimamente reggendo quanta grandezza e riputazione dava a papa Clemente Pesserc amico di Cesare e collegato con lui. Oltracciò per tor via a i poveri cittadini ogni occasione di potere almeno segretamente impedire la confermazione di quel privilegio, non fu richiesto a i magistrati , che lo confermassero pe' loro segreti partili a fave bianche e fave nere , siccome sempre insino a quel giorno s' era. usato di fare le pubbliche deliberazioni , ma vollero che di ciascun magistrato s'eleggesse uno; il quale pubblicamente referisse il parer di tutti i compagni eh' egli aveva nel maestrato suo, e perciò questo tal consentimento, e questo tacer de1 cittadini non debbe dare agli avversari nostri alcun ragionevol fondamento del presente stalo di Firenze ; perciocché egli è naturale a tulli {li uomini temer quegli dal cui giudizio o volere , uno è or posto in grande, ed ora in basso stato.
      « E quando pure sua maestà avesse manifestamente dichiarato che quella che è al presente in Firenze, debba esser quella forma di govera*
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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