Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      304 STOMA FIORENTINAladini fiorentini, i quali fussero dentro o fuori delia città; nondimeno dopo questo tal comandamento di Cesare, sono stati fatti ribegli, e confiscati i lor beni, senza essersene mai saputo pur la cagione , Francesco de'Pazzi e il capitano Niccolò Strozzi ; onde il duca Alessandro merita d' essere non solamente gastigato come tiranno che abbia commesse tante e si gravi scelleratezze, ma ancora come uomo che abbia disubbidito a i comandamenti di Cesare.
      « Nè può il duca Alessandro mostrare in modo alcuno, che il governo suo sia legittimamente fondato, perciocché o egli dice d'aver l'autorità suo dall'imperadore , o dal popolo. Non può dire d'averla dall'imperadore , perciocché sua maestà non ha mai ferma nè stabilita alcuna forma di governo in Firenze; ma ha solamente, secondochè dicono i partigiani del duca Alessandro, concedutogli un certo privilegio d' esser capo del reggimento della città : ma quando V imperadore avesse pure stabilita e ferma qualche forma di governo nella città di Firenze, il che si niega , dicono che quel governo che si potrebbe forse dire da qualcuno, che fosse stato ordinalo da Cesare, non è quello eh'è oggi in Firenze, perciocché il modo di vivere che per parie della cesarea maestà ordinò il Mussetlola. quando egli venne in Firenze, fu dopo la partila sua lutto mutato e guasto, e introdotto in quella città un reggimento ed un modo di vivere nuovo e tutto contrario a quel che avea ordinalo il Musseltola. E da questo segue che il duca Alessandro e quel governo è ragionevolmente caduto da ogni privilegio eh' egli avesse avuto da Cesare, perciocché meritamente è privato della sua autorità colui che usa male la podestà che gli è slata data, ed è cosa convenevole, siccome dicono le santissime leggi imperiali, che colui perda quello ch'egli ha , il quale con quella autorità ch'egli non avea, ha tolto quel che non gli si apparteneva.
      « Sarebbe oltracciò vana ogni dichiarazione di governo che la cesarea maestà avesse ordinala in Firenze, perciocché sarebbe stato fatto sen-zachè la città libera fosse stata udita dall'imperadore, conciossiacosaché fatto che fu l'accordo trall'esercito imperiale da una parte, e la città di Firenze dall'altra, i cittadini che ancora eran liberi subitamente fecero più ambasciadori a sua maestà de' primi e più orrevoli di loro, acciocché eglino presenzialmente difendessero innanzi a quella la causa pubblica, e procurassero che Cesare dichiarasse una forma di governo per la città di Firenze la quale fosse veramente libera, siccome pe' capitoli dell'accordo fatto con don Ferrante, egli era tenuto di fare; ma perchè la città dopo dieci giorni che l'accordo predetto fu fallo, venne per mezzo di quel violento parlamento di che noi dicemmo di sopra, in podestà di quei dodici cittadini di sopra detti, e per conseguente nella casa de' Mc-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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