Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      fede dell' imperadore, e sarebbe convenevole alla giustizia sua, non volendo approvar quello che da i ministri suoi è stato promesso, di rimettere la città in quel termine eh' ella si ritrovava allora quando si fecero i capitoli dell'accordo traila città e i ministri di Cesare, e di renderli' non solamente i danari eh' eglino avevano ricevuto da lei, ma di rifarla ancora di tutti i danni di' ella aveva patiti per non I' essere stati osservati i capitoli dell' accordo, il quale la città avea fatto cogli agenti dell' imperadore.
      « Essendo dunque che la cesarea maestà secondo Dio e secondo le leggi sia tenuta d'osservar quello che in quella capitolazione era stato promesso a quella città dagli agenti suoi ; domandano i fuoruscili fiorentini l'osservanza di quel primo capitolo, il tenor del quale è questo: Primieramente, che la forma dal governo della città s'abbia da ordinare e stabilire dalla cesarea maestà infra quattro mesi prossimi avvenire, intendendosi sempre, che alla città sia conservata la sua libertà.
      c Riehiedesi adunque sua maestà, che poiché ella ara udite e intese le ragioni di tutti , ordini e stabilisca nella città nostra un governo ed un modo di vivere, nel quale sia conservata la 'libertà del popolo fiorentino , liberandolo da quello che al presente regge la città , nella quale non rimane pure un minimo segno di libertà : il che è tanto chiaro e manifesto al mondo tutto, in modo che noi conosciamo apertissimamente non farci di bisogno di provare altrimenti, che la città di Firenze non è oggi libera, ma tiranneggiata : nondimeno molte ragioni si possono addurre, le quali dimostrano apertissimamente la superiorità dei suo governo. E prima, 1' esser del tutto spento il sommo maestrato delle, città , nel quale consistevano le difese e l'insegne della libertà , e per questa cagione era il tilol suo priori di libertà, acciocché insieme col nome e coli' insegne di quel maestrato si spegnesse ancora del tulto la forma e l'essenza della libertà. Oltracciò, I' esser malato la forma dello monete , e I' esser levato via da quelle il segoo pubblico, e messogli in luogo di quello da una parte l'arme della casa de'Medici, e dall' altra . dove si soleva slampare l'immagine di san Giovambatista prolettore della citlà di Firenze , essergli fatto stampare l'immagine di san Cosimo e san Damiano , particolari avvocati della casa de' Medici / acciocché non rimanga più memoria alcuna dell'antica repubblica e libertà.
      i Dimostra ancora questa superiorità medesima, perciocché il duca impedisce i parentadi che si fanno tra i cittadini fiorentini senza la volontà e saputa sua , e quelli ehe son già fotti ritarda, e non vuole che abbiano la loro perfezione, coinè, oltre a moli'altri, egli ha tetto partì-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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