Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      298 STORIA FIORENTINAdoperarsi che il duca gli credesse e si fidasse di lui, acciocché egli stesso più agevolmente gli porgesse la comodità d' ucciderlo, riferiva tutti questi rammarichìi che il sigaor Piero gli faceva, al duca Alessandro, e tutti qae'mali che gli diceva di lui; il che avendo fatto Lorenzo più volte , il signor Piero finalmente se ne accorse, e l'amicizia eh' egli aveva con Lorenzo in acerbo e mortale odio rivolse, né potendo per lo poco tempo ch'egli stette in Firenze di poi ch'egli s' era accorfo che Lorenzo aveva significato al, duca i lor ragionamenti, e per lo gran favore che il duca faceva a Lorenzo, vendicarsi dell' onta che gli era,paruta ricevere, vergendolo in Napoli, deliberò, poiché altrimente non aveva potuto, nè ancora poteva, almeno colle parole vendicarsene ; di maniera che un giorno essendo in un cerchio molti gentiluomini fiorentini della parte del duca e di quella de' fuoruscili, perciocché eglino praticavano in pubblico insieme assai, tra'quali erano il signor Piero e Lorenzo di sopra detti, il signore Piero si rivolse a Lorenzo , e gli disse che si maravigliava che quei gentiluomini lo volessero in compagnia loro, e che il duca Alessandro si fidasse di lui, conciofossecosaché egli fosse stato tradito e assassinato da lui, e quivi replicò tutti que'ragionamenti ch'eglino avevano avuti insieme in Firenze , ed i modi ancora eh' eglino avevano divisati tra loro di dover tenere per uccidere il duca Alessandro, i quali Lorenzo gli aveva di poi significali. Slette Lorenzo attento e fermo a udirlo tanto quanto egli durò a favellare : di poi gli rispose brevemente in questa maniera: Messer. Piero ( cbè così gli si diceva allora), io non ro' rispondere ^altrimenti a cosa alcuna che voi abbiale adesso della, ma io spero bene di farvi conoscere manifestamente, e anche assai presto, che io sono uomo da bene> Ed avvisandosi che quel che gli aveva détto il signor Piero, e la risposta eh; egli gli aveva fatta, sareb-ber tosto riferite al duca Alessandro , si psurtì quindi,subitamente, e andò da stesso a significarli il tutto, di maniera che quando Pandolfo Pucci, il quale aveva intesi questi, ragionamenti , andò, a dirgli al duca, egli di già gli sapeva da Lorenzo. , < n
      Avca oltracciò il duca Alessandro un giaco di maglia di rara bellezza e bontà, il quale egli teneva molto caro *, sinché lo portava continuamente indosso, e più volte aveva detto 2 Se questo giaco non mi stesse tanto bene indosso, quanto egli mi sta, perchè et non> mi dà noia alcuna , io no» andrei armalo, perciocché io non ne ho mollo bisogno ; lequai parole Lorenzo avea udite: laonde essendosi un giorno il duca Alessandro spogliato per meLtersi ceri'altri panni, e avendo lasciato in camera sua in sul letto il giaco di sopra detto, e itosene, in un' jtflra camera, nella quale s'entrava della sua, Lorenzo ch'era rimaso solo;io camera, tolse quel giaco , e s' usci eon esso dal palagio del duca, e lo gettò nel poz-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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