Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      290 stoma fiorentinasì grandi, quanto sono quelle che egli ti ha infino a oggi meritamente fallo (1). »
      L' imperadore, o che egli non intendesse Iacopo, il quale come vec-chio e timoroso, aveva parlato piano, o che egli, secondo il costume dì chi ha da giudicar le cause, non si volesse lasciare intendere, rispose brevemente ed in universale : Verrà il duca , e faremo quello sarà di giustizia. Quivi a non molto tempo giunse il duca a Napoli, ed andò a far riverenza a sua maestà , e poco di poi fu fatto intendere a i fuorusciti, che dessero in scritto all' imperadore tutto quello ch'eglino pretendevano contro al duta Alessandro, e quel che eglino volevano dalla cesarea maestà, de'quali scritti se ne facesse copia al duca, acciocché egli potesse rispondere all' accuse che gli erano posle, e che di quelle risposte si facesse copia a i fuorusciti, acciocché eglino potessero replicare alle risposte del duca Alessandro tutto quel che piaceva loro di rispondere. Ed acciocché le differenze eh' erano tra i fuorusciti e11 duca , si terminassero quietamente e di ragione, secondochè la giustizia richiedeva, e non seguisse tumulto o disordine alcuno tra i fuorusciti c gli uomini del duca, nè in fatti nè in parole, i tre cardinali fiorentini per ordine dell' imperadore promisero a sua maestà per ciascuno de' fuorusciti, eli' eglino non offenderebbono alcuno degli uomini del duca, nè in fatti nè in parole; e dall' altra parte il duca promesse anch' egli alla cesarea maestà il medesimo per tutti quegli ch'eran seco; perchè le cose passaron di poi sempre quietamente dall' una parte e dall' altra, nè seguiron altri casi che questi : Era stato mandato non molto innanzi a Napoli dal duca Alessandro ad intendere i fatti suoi Giova» Bandini: costui adunque, oltre all' esser diligente e sollecito a procacciar tutte quelle cose , le quali ei s'avvisava che fussero in servizio del suo signore, andava anche per Napoli innalzando la virtù, e accrescendo ' la grandezza e le forze del duca quanto egli poteva il più, e per certe differenze, benché di non molta importanza , ch'egli nvea avuto in Firenze col signor Piero, non era molto amico degli Strozzi; perchè eglino perciò si deliberarono , s'ei potevaifo, con fraude, o con forza, d' imporre macchia all' onor suo laonde per mezzo d'alcuni amici loro persuasero a un certo Giovanni Busini, che da alcuni era cognominato Firro, e da alcuni al-* /
      (i) Se le cose dall' Arbib sapientemente discorse in una nota alle Storie dei Nardi (V. II, p. 269) hanno fondamento nel vero, la presente orazione si vuol • onsiderare come diversa, se non quanto alla sostanza, almeno quanto alla forma (l« qublla che disse il Ntirdi in tal congiuntura; c reputare cpifte originale rubra che quivi si legge.
     
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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