Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBBO QUATTORDICESIMO <28Jse n' andò a stare al Borgo a San Sepolcro, dove visse parecchi mesi, e di poi fu un giorno a furia di popolo ucciso vilmente; e non pareva però ragionevole, se il duca Alessandro non fosse stato autore, o almeno consapevole della morte del cardinale, eh' egli avesse avuto a comportare che uno il quale era infamato della morte d'un suo cugino, avesse non solamente ad abitar nello stato suo , ma praticargli ancora in casa. La terza coniettura era che Pandolfo Martegli, il quale era molto amico in quei tempi del signor Alessandro Vitelli, essendo un giorno entrato col signor Alessandro di sopra detto in camera del duca, Alessandro, sentì il duca,il quale s'era ritirato appresso un letto col signore Alessandro di sopra detto, e s'avvisava che in camera non fosse altri che egli, che si rallegrava seco, che il fatto della morte del cardinale fosse successo secondo il desiderio loro.
      Non mancò ancora papa Paolo III d'essere incolpato d' avere tenuto le mani a questa morte, il che fece credere l'aver egli cerco, mentre -chè il cardinale era vivo, qualche occasione contro di lui per nuocergli siccome è detto di sopra ; oltracciò sapendosi e veggendosi ancora pubblicamente il gran desiderio, che '1 papa aveva di far grande la casa »ua, non solamente di ricchezze e di stati temporali, ma ancora di benefizi e uffici ecclesiastici, e veggendo che il cardinale de'Medici aveva i primi ed i migliori uffici di Roma, e beneficii grandissimi, si credette quasi da ognuno, che egli procurasse la morte sua per dare a' suoi nipoti que'benefizi e quegli uffici che aveva il cardinale , ed in questa maniera fargli grandi nella corte di Roma. Conferma ancora questa comun credenza , che essendo manifesto che il cardinale era ammalalo di veleno , o almeno dubitandosene, e avendo i suoi servidori mandato a Roma al papa, acciò mandasse loro un poco di quell' olio di cara vita, ch'egli aveva, il quale è rimedio efficacissimo contro a ogni maniera di veleno, mai non si potette trovare quegli che 1' avea, nè per conseguente averlo} oltracciò quegli stesso che avea dato il veleno al cardinale, fece credere a molti, ch'egli fosse concorso alla morte sua, perciocché subitamente ch'egli fu condotto a Roma dal bargello, a cui i servidori del cardinale l'avevan consegnato, e che da Itri l'avevan menato insino a'confini della Chiesa, là dove per questa cagione egli era ito loro incontra, negò tulio quello eh' egli aveva confessato a Itri, e disse averlo detto per paura di non essere ucciso da'servidori del cardinale, e fu menato in caste! Santagnolo, e quivi tenuto parecchi giorni, nè mai si seppe in die modo , nè da chi egli fosse esaminalo, nè si viddero mai i suoi processi, nè le sue esamine, come pareva ragionevole che si dovesse vedere in un accidente di tanta importanza, quant'era la morte d' un de'pri-cardinali di corte di Roma, se il papa non gli fosse stato interes-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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