Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      200 STORIA FIORENTINAno del capitale della sua dote: e potevasi questo monte, come si può ancora oggi, vendere con licenza del padre delia fanciulla di cui è la dote, o, non avendo padre, del zio o del fratello, se il credilo di monte è per conto di dote : e tante dote quante si faceva V anno in su questo monte, tanti di questi credili de'più vecchi si mandavano al monte de' quattro per cento , il quale s' era creato insieme col monte de' tre per cento detto di sopra ; e tanti quanti credili di monle de' tre per cento si mandavano al monle de'quattro, tanti di quelli del monle de'quattro pure de'più antichi, si mandavano al monte de'sette per cento. E perchè la prima volla che si fece il monte de' sette per cen'o , quei crediti che furono scrini in su quel libro segreto de'sette per cenlo non erano andali da i tre a i quattro nè da' quattro a' selle, perciò si chiamò quel libro il monte non ito de' sette per cento ; e quest'ordine di monte è quello che s'usa oggi. Onde chi vuol fare una dote a una sua figliuola, o una dota e mezzo, che più non si può farne, compera una certa quantità determinala di fiorini tre, quattro, oselle per cenlo, s' egli non ha de'suoi propri, e avendo de'suoi propri, toglie la quantità di sopra delta di quegli, la quale vale quando più e quando meno , secondo la diversità delle riforme del monte che si son falle , e secondo la lunghezza del tempo, nel quale quegli che fa la dota vuole che la sia guadagnata ; di questa quantità di fiorini di sopra detta, ne fa fare creditore al camarlingo nel monte il comune di Firenze, e poi creditore del comune la fanciulla in cui dice la dote, per dovergliene pagare dopo quel tempo, nel quale la dote sarà guadagnata, come s'è detto ; e passato quel tempo , se la fanciulla in chi dice la dote è maritata , il marito va al camarlingo del monte, e gli dà un mallevadore, il che noi diciamo sodare, ed il camarlingo lo fa creditore di mille fiorini se è una dote sola, o di millecinquecento se è una dote e mezzo, e de'danari di- sopra detti gliene paga la quarta parte di danari contanti, e dell'altre tre parti che restano , lo fa creditore in su libri de'tre per cenlo, e gliene paga ogn'anno i suoi interessi, i quali noi chiamiamo paghe , in tre volte , ogni volla la terza parte di quel che egli ha d' a-vere d'interesse. E queste paghe sono maggiori e quando minori (I), secondo la diversità della riforma del monte, che si fa ogn'anno, se-condochè la ciltà ha abbondanza o carestia di danari contanti ; perciocché quando Firenze abbonda di danari, il che avviene per lo più in tempo di pace, che i mercatanti fanno delle faccende, il monle allora acquista riputazione, e vale il centinaio di que'crediti assai; onde le paghe che si risquotono, divengono minori, conciossiacosaché il lor capitale
      (1) Manca, cosi l'Arbib, il correlativo ora, o l'altro quando innanzi, a »»«       v^ooQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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