Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      STORIA FIORENTINAeglino trovavano per le vie, per dargli col pallone e imbrattarlo con que1 cenci ch'eglino avevano in mano, si riscontrarono in Francescanlo-nio Nori, antico ed orrevole cittadino della nostra età, il quale allora sedeva de' consiglieri, che era in quel tempo , siccome egli è ancora oggi, il sommo magistrato della città di Firenze , e di più era ancora degli otto, al quale era questa insolenza dispiaciuta assai, e cominciarono a mandargli addosso il pallone e imbrattarlo come gli altri ; perchè esso, turbatosi fieramente, ragunò subitamente il maestrato degli otto, e disse che questa così subita ragunanza di giovani fuora di tempo, avrebbe potuto causare qualche romore nella città, massimamente non essendo allora il duca in Firenze , e eh' ella era cosa di troppo danno alla città non solamente impedire quel giorno le faccende, ma mandare a sacco le robe de' poveri bottegai ; perchè quel maestrato fece un parlilo che tulti quelli eh' erano travestili al pallone fossero subitamente menati al bargello per dar loro quel gastigo ch'ei merilassero. Onde i famigli d'otto e il bargello usciron fuori, e cominciarono a pigliare tulti que'travestiti ch'erano col pallone, dovunque eglino gli trovavano, e a menargli in prigione, e cosi molli ne furono presi, e molti ne fuggirono chi in qua e chi in là , e cavaronsi di dosso gli abiti e le maschere , e con i loro panni n'andavano per la cillà, per dimostrare a quella maniera di non essere slati al pallone; e ira quegli che furono presi furono Ruberto e Vincenzio Strozzi di sopra detti , i tjuali pensando ch'egli avesse a essere auto loro più rispetto che agli altri, non s'eran parliti di piazza : e mentrechè gli famigli d' otto ne gli menavano , riscontrarono dalla dogana messer Lione Strozzi lor fratello , priore di Capua, il qual, gettala la cappa in terra , volle fargli lasciare n' famigli d' olio per forza , ma essi tirandolo da parte gli dissero ch'ei guardasse quello eli' ei facesse , perciocché eglino avevan commessione di menargli al bargello a ogni modo ; onde esso ripresa la sua cappa si partì di quivi , e lasciò non senza manifesto sdegno menare i fratelli in prigione. Filippo lor padre, il quale era in quel tempo fuora della città, se ne tornò subitamente a Firenze per giuslificare che quella cosa era stata fatta a caso e semplicemente, e non a cattivo fine, anzi era stalo un furore giovanile , e si doleva per tutto, che le azioni de'figliuoli fussero cosi malignamente emisiderate, e riebbe i figliuoli senzachè eglino fussero puniti o condannati in maniera alcuna, siccome ancora furon lasciali tutti quegli ch'erano stati presi insieme con loro per quel conto, ma solamente furono obbligati a rifare i danni di'eglino avesser falli a tulli coloro che se n' andavano a richiamare agli otto, a i quali non andò alcuno a dolersi; e Filippo per mostrare che il caso era ancor più leggiero quanto al danno de'bottegai , che egli non era stalo


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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