Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO TUEDICESIMO
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      procuratore della città, algoverno della quale aveva lasciato, come suo luogotenente, il cardinal Cibo, che a'venti giorni di novembre era per questa cagione venuto a Firenze, ed entrò il duca in Mantova a' venti-nove di novembre : e quindi si partì coli" imperadore , e lo accompagnò a Bologna, dove egli entrò a' sedici di di dicembre , e fu dal papa nella sua entrata onorato quanto si potette il più ; e finite le cirimonie e le accoglienze le quali in apparenza furono grandi e liete , cominciarono il pontefice e Io imperadore a ragionare insieme per dar ordine a molte cose appartenenti all' uno e all' altro di loro ; delle quali una fu il Consilio generale chiesto da Cesare per fermare i tumulti e le discordie che per conto della religione erano in Alemagna grandissimi ; \' altra fu , che desiderando l'imperadore per iscemarsi spesa licenziare gli eserciti cir egli aveva insieme, e con tutto questo lasciar Italia sicura dagli assalti del re di Francia, perciocché egli era consapevole dell' acerbo ani-ino di quel re inverso di lui, e del gran desiderio ch'egli aveva di racquistare lo stato di Milano , per questa cagione richiedeva al pontefice che si rinnovasse la lega che s'era fatta tra loro in Bologna Tanno 1550, di maniera eh' e' vi si comprendesse dentro ognuno, e che ciascheduno de' confederati sapesse chiaramente con che condizioni ei fosse in quella lega, e con quanta spesa ei dovesse concorrere alla difesa comune degli stati d'Italia, se il bisogno lo richiedesse: e per maggior sicurtà di questa provincia, e massimamente dello stalo di Milano, e per interrompere la pratica che il papa teneva col re di Francia d'imparentarsi seco, dando per moglie a Enrico duca d' Orliens suo secondo figliuolo, la Caterina sua nipote , e figliuola di Lorenzo de' Medici il giovane, già duca d' Urbino, la quale è oggi reina di Francia, desiderava lo imperatore che egli la desse a Francesco Sforza allora duca di Milano. Ma sebbene tra '1 pontefice e Cesare s' erano nell' abboccarsi insieme mostri di fuora grandissimi segni d'amore dell'uno verso l'altro, nondimeno, o che la qualità di que' tempi ciò producesse, o che l1 animo del papa fosse nel segreto suo infino allora alquanto alienato da Cesare , o che 1"ana e Paltra di queste cose insieme fosse di ciò cagione, egli trovava nel papa non piccola difficoltà a conchiHdere le cose di sopra dette in quella maniera eh1 egli arebbe voluto , e la maggior parte di esse non potette ottenere dal pontefice in modo alcuno, siccome fu il concilio generale, e 'I parentado della nipote del papa col duca di Milano. Diputaronsi per tanto tre uomini per la parte del pontefice: il cardinal de' Medici suo nipote , e figliuolo naturale di Giuliano de' Medici il giovane, già duca di Nemors , messer Francesco Guicciardini e Iacopo Saldati, e per la parte di Cesare tre altri: Covos commendator maggiore


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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