Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO TREDICESIMO 217
      Giovanni sonò a festa tutto'I giorno, e la sera alla casa di lui e de' suoi parenti s' accesero i fuochi. Agli ventiquattro del mese vegnente fece V entrata egli per la porta a San Friano giù pel Fondaccio , e, accompagnato da più cittadini e magistrati, da^ giudici di ruota col potestà, e dalle processioni de'frati che l'avevano incontralo, se n'andò dal ponte a Santa Trinità, per Porla Rossa, Mercato Nuovo e Vac-ehereccia ; fu aspellalo in ringhiera dal luogotenente e consiglieri del duca , e quindi sempre sotto il baldacchino , sonando sempre le campane di palazzo, come tutte l'altre ancora, a gloria, alla chiesa di San Pier Maggiore, dove fatte l'antiche solite cirimonie, sposò la badessa del luogo, dandole l'anello. E perchè si sapeva chiaramente da ognuno, che egli con grand1 infamia dell'uno e dell' altro aveva comperato cotale dignità dal cardinal de'RidolO, si ragionò per tutta la città d'amenduni sinistramente, e tanto più che di quei giorni erano stati caldi cosi grandi, che sarebbono stati disonesti di giugno; poi piovve tre mesi alla fila; e quello che diede più larga materia fu che la maggior parte dell'arcivescovado verso San Giovanni arse un mercoledì notte infino da'fondamenti. Era quest'uomo veramente meccanico, d'animo tanto più tosto gretto e meschino , che avaro , e di tale più tosto sordidézza e gagliof-feria , che miseria, che tutto il fatto suo non era altro che una non mai più udita pidocchieria. Le miserie e meschinità che di lui si raccontano sono tante e cosi fatte, che farebbono storia da commuovere parie a riso , e parte a indegnazione chiunque 1' udisse ; ma né a me s' appartiene il recitarle, nè si troverebbe di leggiero , riputandole ciascuno o facezie o favole da vegghia, chi le potesse o volesse credere. Non mi par già di dover lacere un motto , il quale si disse che gli fu detto, non meno arguto , s'io non m'inganno, che mordace, il quale fu questo : avendo quesl' arcivescovo una settimana santa ordinato per mezzo del suo e di lui degno vicario, che chiunque non avesse fatto la quaresima, e si volesse confessare ed essere assoluto, dovesse pagare un grossone d' ariento , fu avvertito , o per carità o per burla da un cittadino suo conoscente, perchè amici non avca e non ne volea, quelle esser cose scandalose, e dare alla brigata che dire di lui : e avendo egli risposto che era pastore e che voleva aver buona e diligente cura delle sue pecore : Ora sì veggh' io molto bene , soggiunse colui, che vostra reverenda signoria ha mille migliaia di ragioni, perchè ti sa certo che queste vostre pecore le furono vendute care.
      Di questi giorni vennero nuove, il cardinale Egidio da Viterbo, uomo di chiarissima fama nel predicare, e d'incomparabile facondia , esser morto. e poco appresso giunsero quelle della morte del cardinale degli Accolli.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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