Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      214 STOMA FIORENTINAdalo astatamente intenzione a ciascuno de' colonnelli italiani separatamente, che il papa eleggerebbe lui e non gli altri per rimanere col duca a guardia della città, era stato poi eletto per capitano della guardia con circa mille fanti il signor Alessandro Vitelli, come colui il quale per la morte del signor Paolo suo padre si pensava che avesse e odio scoperto, e ruggine segreta contra i cittadini popolani. I costui soldati con licenza e insolenza intollerabile, pareva che non avessono faccenda maggiore, o altro intento, che ingegnarsi per qualunche modo di corrompere non pure i figliuoli, ma le fantesche de'cittadini, quasi non avessero tanto di paga, che potessero vivere senza trarre da loro , e far fare o per amore o per forza il terzo ed il quarto, secondo l'usanza più tosto di ruffiani poltroni che di bravi soldati.
      Tra le prime cose che fece il duca, o per dare spavento col far pigliare, o per mostrarsi clemente col far lasciare, o piuttosto, come si credette , per voler mostrare al magistrato degli otto e a tutti gli altri, che il padrone era e voleva esser egli, fu che avendo ser Maurizio, il quale non faceva e non diceva cosa senza la parola sua , fatto pigliare una notte in furia con una smannata (1) di birri e di famigli d'otto, e menarne preso dalla sua pieve di Cercina messer Giovambatista da Castiglione; egli, quando s'aspettava che per l'arsione di Coreggi gli dovesse esser tagliala la testa, lo fece senza sapersene altra cagione, e maravigliandosene ognuno , subitamente liberare.
      Aveva Filippo Strozzi col sottomettersi, e coli'andare a' versi molto più che all' altezza non si conveniva del grado suo, guadagnato in apparenza la grazia d' Alessandro, il quale di fuora gli mostrava buona cera e l'accarezzava molto, ma dentro considerando la nobiltà, le ricchezze, la famiglia e tant'altre qualità sue, I' aveva, come troppo grande, a sospetto, e volentieri, se non fisse stato il rispetto del papa, se 1' arebbe levato dinanzi. Piero , il quale come maggiore era il cucco di Filippo, sebbene corteggiava il duca del «ontinuo , non però il faceva ili buon cuore; non potendo arrecarsi nell'animo suo, nè sapendo accomodarsi d'avere ad ubbidire colui, al quale egli aveva più volte, mentre era piccolo fanciullo, quasi come a un suo paggio , o piuttosto ragazzo , imperiosamente comandato. Era Piero di gentile e grazioso aspetto, rton passando anch'egli, anzi non arrivando a ventidue anni, perché era della medesima età del duca; intendeva comodamente la lingua latina, e faticava più che non sogliono fare i suoi pari, sotto ser Francesco Zeffi suo precettore nella greca , ma disprezzava, come facevano in quel tempo i più de'Fiorentini, la toscana; era d' animo grande , arr-i-
      (l) Cio"* frulla, brigala ; noti è alla «.Yiis. a. Guai KArbib.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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