Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      464 STORIA FIORENTINAgastigalo. Fu ben vero che i dieci alcuna volla tutto d' accordo, quando volevano inandare alcuno de' loro cancellieri a leggere alcnna lettera pubblicamente nel consiglio, usavano fare che messer Donato, diciferata e letta eli1 ei 1' aveva, interlineasse alcuni versi, secondochè giudicavano a proposito, a fine che colali versi cosi interlineati, si dovesr sono saltare dal cancelliere, senza leggerli allramenti in pubblico.
      Maestro Guasparri d' Antonio Mariscotti da Marradi fu confinato a Bagnarea, a Todi e nel Patrimonio, o nella Marca, dove meglio gli tornasse, per tre anni, i quali forniti non potesse tornare senza il partito dell'otto fave nere, e non osservando, pena del capo e confiscazione de'beni. Era maestro Guasparri uno de'qualtro maestri pubblici, i quali erano salariati dal comune. La cagione del suo confino fu, perchè egli nel principio della guerra aveva bonariamente scritto una lettera latina ali1 imperadore,. e una elegia fallagli da me al papa, non solamente confortandoli, ma sgridandogli e riprendendogli aspramente, che doves-sono levare i loro eserciti d' intorno a Firenze, perchè il lenervegli era cosa ingiustissima, e d' un esempio molto cattivo; avvenne ( il che dimostrerà ancora, quanto egli fosse posseditore di buonafede) che i dieci avendo inteso alcuna cosa di questo fatto, mandarono un tavolaccio per lui, e lo interrogarono s' egli avesse mai scritto cosa alcuna o al papa o all' imperadore, e avendo risposto di si, gli ridomandarono quello ch'egli scritto avesse; allora egli rispose: In questo non voglio io che vostre signorie entrino ; basta, che io ho pagato quel debito che io doveva pagare. I dieci, conoscendo che non v'era malizia, lo licenziarono ridendo.
      Michelagnolo per lo essere stato egli un de' nove della milizia, per lo aver bastionato il monte, e armato il campanile di San Miniato, e, quello che dispiaceva più, perchè di lui s1era detto ( benché falsamente, come si scrisse ne'libri precedenti) (1) lui aver messo innanzi, che spiantato e spianato il palazzo de' Medici, nel quale egli era fin da fanciullo stato tanto onorato da Lorenzo Vecchio e da Piero de' Medici suo figliuolo, infino alle tavole loro /si dovesse fare dell' aia la piazza de'Muli , temendo l'ira di Clemente, era slato negli ultimi giorni dell'assedio sempre sfuggiasco , e fatto l'accordo si racchiuse nascosamente, senzadio altri il sapesse, in casa d' un suo amicissimo. Andò la famiglia degli otto e quella del bargello, e cercarono tutte le stanze della sua casa minutissimamente più volle infino a su pe' cammini e giù per gli agiamenti, e noli' avendo ritrovalo fu gran bisbiglio. Dopo molti e molti giorni Clemente, il quale intendeva e si dilettava inaraviglio-
      (i) Nel setto.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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