Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO DODICESIMO
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      egli fatto levare alcune statue di marmo dell'orto de'Rucellai; la cagione perchè egli era nimico alla scoperta de'Medici, e aveva saputo la congiura di Zanobi Buondelmonti e di Luigi Alamanni, quando vollero dopo la morte di Leone ammazzare monsignore messere Giulio cardinal de'Medici, che fu poi papa Clemente, come nel primo libro si raccontò*
      Messer Salvestro Aldobrandini seguitava d' esercitare nello stato nuovo il suo ufizio vecchio, ma per odio particolare di Palla Rucellai e di Giovanni Corsi fu preso e confinalo per tre anni a Faenza, con condizione che dovesse dar mallevadore per dumila ducati d'osservare il confino, e Baccio Valori, non ostante il sonetto fattogli contra, gli campò, favorendolo ancora la duchessina, la vita, e sempre che fu grande , perchè messer Salvestro era povero e carico di famiglia , l'inter-tenne e aiutò, non solo come uomo compassionevole, ma come vero amico. E di vero Baccio era, se non più pietoso, men crudele degli altri Palleschi, e fece a chi per amicizia e a chi per danari, (perchè aveva poco, e voleva spendere assai) di molti e rilevati servigi, e ne poteva fare, perchè in quel tempo era come padrone di Firenze, e i primi cittadini gli facevano codazzo dietro, accompagnandolo dalla casa, e alla casa de' Medici , dove egli s' era , o per usar maggior modestia, o per dar minor sospetto , ritiralo, ancoraché la balia si ragunasSe a far le pratiche nel palazzo de' signori} e così stette infino a tanto che il papa, il quale s'era fatto condurre a Roma da Ottaviano de' Medici la duchessina, inteso che i cittadini erano più divisi e più disuniti che mai e T invidia eh' era porlata alla grandezza di Baccio da messer Francesco Guicciardini e da altri, mandò al governo dello stato 1' arcivescovo di Capua, e Baccio con molta soddisfazione sua fu fatto presidente della Romagna.
      Messer Donato Giannotli standosi tra paura e speranza fu preso anch' egli ; ma , aiutato da1 favori degli amici e dell' innocenza sua , scampò con gran faticala vita, e fu confinato fuori di Firenze sei miglia, e dentro le venti, con tal condizione , che non potesse entrare in nessuna terra murata , e dovesse sodare 1' osservanza per cinquecento ducati, il che fece per lui messer Nicolò di Piero Ardiughegli, che fu poi cardinale : nè fu mai vero che messer Donato, quando era segretario de'signor dieci, leggesse le lettere altramente di quello ch'elle stavano, come gli appongono alcuni, i quali mostra male che sappiano che egli, quando ben avesse voluto e gli fosse stato comandato da alcuni de' superiori , non però, tali sono gli ordini delle republiche, e tale era il costume di quel magistrato, avrebbe potuto ciò fare, senza essere stato scoperto ev^
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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