Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      162 STORIA FIORENTINApermutato nella cittadella di Pisa, nella quale visse infino che il papa andò a Bologna ; nel qual tempo avendo avuto non so che parole col castellano, fu trovato una mattina morto, attossicato ( secondochè si disse ) per ordine di Clemente, il quale sapeva che don Ferrante gliele voleva addomandare per grazia; e così si nuoce alcuna volta in volendo giovare. Dissesi ancora, che I' arcivescovo di Capova pensando di doverlo salvare, gli aveva, come suo amicissimo, sfrìtto infino quando fu creato della balia, che dovesse andare a Roma subitamente a baciare i piedi e domandar perdono alla santità di nostro signore: ma egli, o che non temesse rispetto a' capitoli, o che non gli paresse aver errato, o per non volere umiliarsi, o per altra qualsivoglia cagione, non vi andò.
      A Zanobi Bortolini fu salvata la vita da Malatesta ; oltra che, nell' ultimo dell' assedio s' era mostrato più amico delle palle che del popolo ; ed anco fu voce eh* egli aveva molto prima ottenuto un salvocondotto dall'imperatore: in qualunche modo, egli dubitando di quello che per avventura avvenuto gli si sarebbe, prestò quattromila fiorini d' oro a Baccio Valori, e, fatto ambasciadore della città al papa, assettò le cose sue e se ne tornò a Firenze, dove visse sempre, ancoraché fosse uno de' quarantotto, malissimo contento; e alla fine, essendo egli mentre sonniferava tracollato della seggiola nella quale sedeva , battè della memoria in terra, e mori nella sua bellissima villa di Rovcz-zano.
      Balista della Palla fu cavato di casa sua dalla famiglia degli otto, e dopo alcuni tormenti confinato a vita nella fortezza nuova di Pisa. Costui, figliuolo di Marco speziale della Palla, fu nella sua giovanezza amico sviscerato di Giuliano de'Medici, ed essendo facultoso e di buone sustanze lo convitò più volte magnificamente in casa sua : viveva più che da privalo , era bel parlatore, ma favellava collo strascico (1), poi adiratosi per alcuni sdegni se n'andò in Francia, dove fu ben veduto, ed ebbe gran servitù con madama madre del re e colla regina di Navarra donna di singolarissima virtù. Spogliò Firenze di quante sculture, pitture, medaglie e altri ornamenti antichi eh' egli in qualunque modo avere potette, e le mandò al re Francesco, il quale come di tutte l'altre virtù e gentilezze, se ne dilettava maravigliosamente: trovossi anch' egli una mattina morto nella prigione , dubitandosi che non dovesse esser chiesto di Francia. L' occasione del suo confino, e forse morte, fu per l'avere
      (i) Si dice di riti allunga troppo le vocali, o ribatte le aillabe, o replica le parole nel fine del periodo. Co»ì la Crutca che cita in appoggia la fratte delNostro.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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