Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO UNDICESIMO 131
      fuora con esso loro e menar le mani; e per vero dire dai Corsi e Perugini in fuora, i quali facevano a vicenda di dì le guardie, e di notte le sentinelle d' intorno alla casa di Malatesta, tutti gli altri stavano a ubbidienze, e desideravano di far giornata, e massimamente Ivo e gli allri capitani fiorentini, i quali s'erano profferii più volte, che volevano essere i primi a dar dentro. Fallo dunque i signori dieci un solennissimo partilo, ma pieno di lusinghe e di bugie, gliele mandarono per Andreuolo Niccolini e Francesco Zati amendue commessari, con due mazzieri innanzi, e ser Paolo da Catignano dietro, il quale ne facesse pubblica fede e testimonianza; ma egli che sapeva di già quello clic in esso si conteneva, come Andreuolo cominciò ad aprire la bocca , cosi messe mano a un pugnale , e gli tirò presto presto parecchi pugnalale con tanta collera, che, se non che i colpi erano per la debolezza sua senza colpo, e non lo incarnavano bene, o se pure le sue lance spezzate non gliele toglievano dinanzi così guasto e malconcio, egli senz' alcun dubbio arebbe fornito d' ucciderlo. Il romore si levò grande per tutta la casa e la vicinanza, fulminando Malatesta tuttavia, e a Francesco Zati, il qual veduto il caso del collega , gitlatosegli ai piedi gli chiedeva la vita per Dio, rispose lulto sdegnoso : Io non voleva te, ma quel tristaccio del Carduccio; il qual Carduccio, non tanto perchè temesse d1 una scelleratezza così grande , quanto perchè era astuto quanto lui, e sapeva d' essergli in urlo infino quando era gonfaloniere , non aveva voluto andarvi. Le parole formali del partito furon queste :
      t Addì 8 d' agosto \ 530. » « Considerato gli spettabili signori dieci di libertà e pace della repubblica fiorentina quanto virtuosamente e prudentemente 1' illustrissimo signor Malatesta Baglioni, generale capitano di questo eocelso dominio, si sia adoperato nelle difese della città di Firenze , e quella sino al presente dì abbia colla sua virtù e prudenza da due potentissimi eserciti difesa e mantenuta , tantoché non solo la persona di sua illustrissima signoria, ma tutta questa città in ogni evento ne resta gloriosissima ; ed essendo questa repubblica risoluta al voler colle forze c combattendo tentare I' ultima sua fortuna, il che essendo con infinite ragioni stato dissuaso da sua illustrissima signoria , allegando questo con ragione di guerra non si dovere o poter fare, e che sua eccellenza per non essere imputata appresso i principi del mondo, e gelosa dell' onor suo, com' è conveniente, non è mai per consentirlo , anzi che persistendo la città nel medesimo volere, protesta di non volere intervenire colla persona nella città, e però con buona grazia di questa si-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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