Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      limo undicesimo 123
      questa cagione secondariamente lo riprendono, perchè egli quando fu in sulle lari non doveva scendere a San Marcello, ma pigliare la strada dritta alle Panche e al Poggio, onde si poteva condurre sicuramente al Montale; ma di questo lo scolpa cosi la diligenza sua, come V altrui infedeltà; conciossiacosaché egli, oltre il capitan Guidotto Pazzaglia e altri capitani della parte cancelliera, i quali lo servivano per guide, e avevano promesso a' signori dieci e a lui tosto che fusse nelle terre de* Pistoiesi, grandissimi e certissimi aiuti d' uomini e di vettovaglie, aveva mandato a Lucca per Baldassarri Melocchi chiamato il Bravetto, de' quali bisognava che si fidasse: ma eglino, o per vendicare le loro ingiurie, o per ingiuriare altrui, e sfogare dove e come potevano la rabbia loro contra la parte panciatica , lo condussero a San Marcello, non pensando che i nimici fussero cotanto vicini: e per certo chiunque si fida nelle speranze de' fuorusciti, o nelle impromesse d'uomini parziali , rare volte la farà bene, perchè quasi sempre ne resterà derido o ingannato. Lo dannano ancora , che egli non rifuggi il combattere , potendosene andare per la via de' monti su pel dosso dell' Appennino, e calare nel Magello, ma a questo si rispose bastevolmente poco fa. Lo biasimano finalmente, non essendo cosa alcuna 'più agevole, nè forse più usitata, che il non far nulla e biasimare ogni cosa, ch'egli poscia eh* aveva eletto anzi il combattere che 'I fuggire, non elesse ancora piuttosto il morire che l'arrendersi, quasi non sappiano che il medesimo errore è negli uomini forti il gettar via la vita quando non è necessario, che il risparmiarla dove non bisogna, e che come la morte è l'ultima oosa che si faccia, così ancora debbia esser l'ultima a volersi fare.
      L' ufficio mio non è difendere il Ferruccio, ma la verità , e però dovunqne ella non appare manifesta, può ciascuno credere quello ebe più vero, o verisimile gli si dimostra, a me pare che al Ferruccio non mancasse nè prudenza nè ardire, ma la fortuna ; perciocché se, oltra la pioggia, 1' assalto sì repentino e si improvviso non gli avesse vietalo il potere adoperare le trombe di fuoco e le moschette, era agevol cosa ebe con cpiella poca gente rompesse il fiore de' Tedeschi, degli Spa-gnuoli e degl' Italiani, posciachè con più di quattro trombe arse mi-serabilmeote in pochissimo spazio, chi scrive cento e chi trecento Tedeschi, e eoa meno di cinquecento cavalli ne fugò oltra millequattro-eeoto. E di qui si può conoscere apertamente, ebe Malatesta quando negava il principe aver menato seco assai gente, negava il vero, e arguire quasi dimostrativamente eh' egli, se quando giunse in Firenze la novella del viceré morto e della giornata vinta, avesse cavato fuora le senti, n'arebbe, se non era qualche gran (atto, riportato la vit-tona certa ; ma egli, se non voleva commettere tradigione doppia, noi


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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