Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO UNDICESIMO
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      i quali gli erano rimasi, avendo inviati gli altri a Pisa, prese il camolino verso la Cecina, dove fu affrontato da una banda d' archibusieri del Maramaldo, i quali s'ingegnavano di tenerlo a bada, tantoché comparisse Fabbrizio ; ma egli che s' affrettava , attese a camminar sempre lungo il fiume, infinochè giunse a Vada , di poi a Rossignano , dove fecero i soldati prova d' entrare, ma non poterono : e di quindi per la via di Livorno si condusse a Pisa in tre alloggiamenti, senzachè Fabbrizio, come s' era vantato, e come gli aveva commesso il principe, potesse impedirlo.
      Giunto a Pisa, cominciò per le continove fatiche a sentirsi di mala voglia, ma perchè non cessava cosi indisposto di faticare il di e la notte, gli prese una buona febbre, cagione che egli non potè cosi tostamente partire, come aveva divisato, ma gli convenne, malgrado suo, soprastare quivi con infinito dispiacere d' animo tredici giorni, ne' quali tosto che fu migliorato alquanto, attese, comunicando ogni cosa col signor Giampagolo, a fare tutti i provvedimenti possibili. Primieramente, essendo venuto il tempo delle paghe , e cominciando i Corsi u volersi ammulinare, egli non avendo danari pose taglie a' cittadini e mercatanti, così forestieri come pisani, e le riscosse tanto rigidamente, che avendo detto uno di loro , che starebbe prima a patti d' essere impiccato, o di morirsi di fame, che pagare un sol quattrino , egli comandò che niuno gli desse cosa nessuna da mangiare, e alla fine non pagando fusse impiccato, e come quel tale stava in sul suo proponimento , cosi stava anch' egli ; infinochè i parenti e gli amici pagarono per lui ; e si tenne per certissimo che si sarebbe lasciato morire o ammazzare, ancoraché fusse danaroso, tanto può nei mortali o 1' avarizia, o T ostinazione, o piuttosto 1' una e 1' altra insieme. Poscia per assicurarsi di Pisa, parte fece uscir della città, e parte menò seco per istatichi tutti coloro i quali pensò che potessono, o per I' amore della libertà, o per l'antico e giustissimo odio contra i Fiorentini, partito Ini, far tumulto. Volle rivedere una cittadella e I' altra, come fussono tenute, e se vi mancassero o vettovaglie o munizioni ; preparò gran uumero di trombe artificiate che gettassero fuoco lavorato , e distribuì a eiascun capitano le sua; ordinò dodici moschette da campagna, per metterle poi al bisogno sopra i loro cavalietti ; provvedde, oltra 1' altre vettovaglie, gran quantità di biscotto, caricò di molta polvere e d' ogni sorta munizione, portò in su' carriaggi delle scale e di tulle le maniere di ferramenti, menò de' guastatori e de' marraiuoli, e, brevemente, avendo non senza gran difficoltà raccozzato insieme un esercito sotto venticinque bandiere, nel torno di tremila pedoni, la maggior parte archibusieri, e di trecento a cinquecento cavalli, non voile, essendoVarchi. Voi IL
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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