Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      414 STORIA FIORENTINAdietro nascosamente tante volte. A ehe serviva questo protesto, e a qual fine lo feceva, se non per aver alcun pretesto da potersi almeno coloratamente ricoprire, se le pratiche sue e cotali andamenti scoperti si fossero? perchè voler tentare più la volontà del principe? Non sapeva egli 1' animo suo, il qual era di non voler mandare don Ferrante, nè venire ad accordo nessuno, se prima non si fermava il punto di ricevere in Firenze le palle, come innanzi al venzette, cioè signori ? Conoscevano ottimamente i cittadini P arti di Malatesta, cosi mercatanti e bottegai, come egli era usato di chiamargli, ma più la discordia che la semplicità loro, e più la perfidia che P astuzia altrui gli aveva in luogo condotti, eh' era giuoco forza, non avendo essi nel pubblico nè grano nè danari, e avendo Malatesta le forze in mano, dissimulare di conoscerle, e di già s' era praticato negli ottanta di raffrenare la licenza di coloro che sparlavano del signor Malatesta : ma le repubbliche non possono tutto quello eh' elle possono (1), come i principati, ed arebbe avuto in quel tempo bisogno la città di Firenze o d' un savio il quale fusse stato pazzo, o d' un pazzo il quale fusse stato savio ; ma P età nostra, o piuttosto la nostra educazione, non produce più Scevoli.
      Mentrechè Firenze era in incredibile trambusto e travaglio, s'ebbe lingua che '1 principe s' era partito dal campo la sera dinanzi con tutto '1 nerbo dell'esercito per venire a battaglia col Ferruccio, acciocché non passasse. Parve a' signori e agii altri del governo, che fusse venuto il tempo o di vincere i nimici o di convincere Malatesta, e l>erciò ritornarono di nuovo e con tutte le dolci ed umili parole a pregarlo che in tanta occasione non volesse abbandonargli, avendo in mano la vittoria certa. Malatesta, il quale aveva mantenuta la fede al papa e al principe, e non a' Fiorentini, rispose non esser vero chd Orange avesse sfornito il campo , anzi aver menato con esso pochissima gente; tuttavia che voleva, poiché se gli era aperto questo spiraglio, vedere se potesse assaltare i nimici e mettergli in rotta; e facendo le viste, per metter tempo in mezzo, ora di confortare e struire i capitani, ora di fornire i soldati di munizione, ora di mandare a riconoscere il sito e i forti degi' Imperiali, e baloccando quando intorno a una cosa, e quando a un'altra, lasciò passare quel giorno,
      ^i) Nel secondo possono il. potere si considera intuita l'estensione che riceve dalle leggi; nel primo, viene congiunto all'idea delle limitazioni che incontra nel suo attuale esercizio. Non è dunque contraddittoria la frase, e vale un dirf : le repubbliche non hanno forza di eseguire tutto quello cb' è in loro autorità di comandare. Così 1' Arbib.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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