Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      98 STORIA FIORENTINAmente nel duomo, dov' era la signoria e tutti quanti i magistrati, una solenne messa dello Spirito Santo, e si fece per tutto festa e allegrezza incredibile; ma la sera non s'arsero panegii (1), non si trassono razzi, nè s' accesero fuochi per difetto d' olio, di polvere e di scope : la cagione fu perchè s'ebbero novelle certissime «he il re di Francia aveva final-niente riauto dall' imperadore i figliuoli, onde si teneva per certo, ch'egli fusse per mandare, se non tutti, almeno parte di quegli aiuti i quali egli tante volte e tanto affezionatamente promesso aveva : ma egli che aveva pensieri diversi, non curando nè di promesse nè di fede, andava insieme col re d' Inghilterra cercando tutte le vie, mediante le quali avesse occasione di farlosi grato, per levarlo dalla devozione di Carlo. Laonde per ordine segreto del papa mandò in Italia messer Francesco da Pontremoli, perchè si traponesse tra Clemente e i Fiorentini, e vedesse di trovar alcun modo d' accordargli ; ed in somma non si curava il re che Firenze ritornasse nelle mani del papa, ma voleva eh' ella vi ritornasse per mezzo suo, acciocché egli di così gran benefizio gli dovesse avere obbligo, e più agevolmente con esso seco e con Iughilterra collegarsi. Questa nuova , mandata dall' orator Carduccio, e avvisata con somma diligenza , il qual Carduccio scriveva , il re avergli fallo intendere spontaneamente, che pure era venuto il tempo ch'egli potrebbe aiutare e soccorrere Firenze, fece che molti pensando che i Fiorentini dovessero alla fine restar vincenti, cominciarono parie a pentirsi d' avergli offesi, e parte a cercare d' amicarsegli. E tra gli altri i signori di Vernio dell'antichissima famiglia de'Bardi, fecero sentire alla signoria eh' eglino, s' ella voleva perdonar loro, s' adopererebbono in prò della repubblica, e farebbono ogni sforzo che Prato si raequi-stasse; ed i marchesi Iacopo e Giovanni Malespina si profferirono di voler mandare, per riavere non so che loro castella, cinquecento buoni fanti in soccorso della città.
      À queste cosi vane e così incerte speranze se n' aggiunse un' altra di mollo maggiore incertezza e vanità , la quale fu questa: uno Spa-gnuolo del campo cesareo, essendo in sulla riva d' Arno non lunge dalla porta a San Friano coli' archibuso, veduto un' aquila ferma, le trasse, e la colse per ventura in una dell' ali, perchè ella, levatasi a volo il meglio che poteva, si rifuggì in Firenze sempre lungo 1' acque, onde fu presa da un pescatore, e presentata al capitano Ridolfo d' A-scesi, che era alla guardia di quella porta, ed egli, non pensando più
      (i) Viluppo «li cenci uuiti che per le pubbliche fette »' accendono in cinta a* più ahi edifitj della città per far luminaria. Vedi la Cruaca alla voce pm itilo.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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