Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      f>2 STMh noinmisow>rrrr?fi. • se pure : soldati atraMo badalo da principio a combattert t non a predare. qid caspa si rasperà. e per conseguente si levata I' assedio, aoa ~ohmrnfr mei di q«a d' Amo, ma ancora in qualche parte aH di li: impcreiocehè bèo^aara che il principe ristringesse le genti, le qvali erano sparse in diversi luoghi, e molto V uno dal!" altro lontani. come discorreva poi prndentenente il signore Stefano. dolendosi inaino al eirlo, non di Pasquino, il quale era stato strumento, e s' andava difendendo con una scasa non meo falsa che da ridere, dicendo s' era smarrito in qoe* piani tra qndle vigne e canneti, ma del signor Malatesta. Ma la testa conoscendo la disdetta e diffidenza , nella quale egli era renato, dicendosi pubblicamente eh1 egli aveva fatto ritirar le genti per V invidia che portava al signore Stefano, non saliva più alla signoria, che egli non facesse prima pigliare le porte e le scale del palazzo da molti de' snoi soldati più confidenti, dicendo dubitare anch' egli del salto di Baldaceio (I). Onde i Palleschi, i quali l'avevano trattenuto sempre in segreto e lodato in palese, presero maggiore animo, e tanto più che Zanobi Bartolini, il quale usava prima dire che voleva egli mantenere lutto queir esercito del suo proprio due mesi interi, cominciò a intendersi con Malatesta, o per farsi qualche appoggio, dubitando non le cose dovessono andare come elle andarono, o aggirato ( come fu opinione d1 alcuni ) da lui, il quale gli proponeva uno stalo ristretto : qualunque cagione il movesse, perchè si disse ancora, che quel governo gli pareva, come nel vero egli era. troppo parziale e licenzioso, e da non poter durar lungo tempo, chiara cosa è eh' egli fin allora aveva, se non avuto, come io per me credo, certo dimostrato d' aver grand' amore e ottima intenzione verso la patria, e molli non piccoli disagi e fatiche per lei disagiosamente sofferto.
      La mattina di san Giovanni, giorno solenne e solennità principale della città per lo essere san Giovambatista avvocato e prolettore de' Fiorentini, in vece di ceri e di paliotli e degli spiritelli, e d' altre feste e badalucchi che in tal giorno a' buon tempi, parte per devozione, e parte per ispasso de' popoli, si solevano fare, si fece una bella e molto divota processione; conciossiacosaché tutti i signori vestili di bruno, con lutti i magistrati e le capitudini si comunicarono insieme, e ciascuno era scalr.o, e portava una falcola (2) accesa in mano. Dinanzi era il crocifisso di San Pier del Murone, la tavola di Santa Maria Im^
      (i) Baldaccio d' Anghiari gettato dalle finestre di quel palazzo, non senza la tacila approvazione di Cosimo, T anno 1441 ( Vedi Mach. Ist. Lib. 6 ). Arbib.
      (a) Cera lavorata ridotta in forma cilindrica, quasi il medesimo che candele-Lat. facula. Cosi la Crusca, scusa però darne veruo esempio.
     


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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