Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      60 STORIA FIORENTINAforse millecinquecento fanti lungo la riva d* Amo, acciocché se i nimici avessono voluto soccorrere i Tedeschi, non potessono varcare il fiume. Pasquino, a cui era stato imposto che si fermasse a mezza via, e non si dovesse scuoprire se non quando appiccata la battaglia sentisse il romore, e allora si movesse a porgere aiuto in quella parte dove conoscesse il bisogno maggiore, fece due parli della sua genie; una delle quali fece restare a mezza la strada, e coli' altra s' accostò, contra T ordine dato, tanto presso a' ripari de' nimici, che due sentinelle , una delle quali fu morta e l1 altra ferita, fecero risenlire il campo ( il quale, essendo il caldo grande, e la quinta vigilia, era quasi tutto a dormire ) e dare in un subito all' arme, innanzichè il signore Stefano fusse arrivato ; il quale, udito il romore, affrettò il passo, e con tutto che trovasse le trincee ben guardate, P affrontò e le prese, e col medesimo impelo assaltò le seconde, le quali dopo una breve nè molto gagliarda resistenza, furono abbandonate da' Tedeschi lutti ancora sonnacchiosi e pieni di confusione , avendo Giovanni da Turino molle trombe di fuoco, eh' egli seco portale aveva , gettale sparsamente tra loro. Entrarono allora coinè vincitori dentro gli alloggiamenti, dove i soldati con pessimo esempio, lasciato il combattere, cominciarono a saccheggiare , ammazzando in quel buio chiunche si fusse che innanzi loro si parasse, o femmina o maschio, e molti i quali o per infermità o per poltroneria trovarono ne' letti.
      Questo disordine fu cagione che il conte Lodovico , il quale s' era bene maravigliato mollo, ma non già punto smarrito , ebbe tempo a mettere insieme uno squadrone di più di dumila fanti, e fermarlo in ordinanza colle picche abbassate, comandando che non si movessero di luogo , e attendessero a difendersi ( dove si potette conoscere quanto vale nella milizia l'ordine e l'esercitazione)} il quale squadrone il signore Stefano, avendo mandato più messi a sollecitar Pasquino che venisse tostamente, affrontò con incomparabile ardirem o avendo dintorno tanti e tanto sperti e valorosi condottieri, faceva I' uficio più tosto del soldato menando le mani, che del capitano operando la lingua ; e Ivo Bilioni, abbassando la testa, secondo il costume suo, e dicendo a' suoi soldati, su, valenti uomini, mescoliamei, faceva quello eh'egli era usato di fare. Il somigliante facevano tutti gli altri capitani con audacia inestimabile, né i giovani fiorentini, quasi gareggiassono co'soldati vecchi, si mostravano o meno arditi o meno solleciti di loro. Una parte de' nostri, mentre ferocemente si combatteva, non avendo potuto sforzare la porta principale del munistero , dato una giravolta, entrarono per 1' orto, e cosi al barlume n' uccisero assai, non guardando nè a sesso nè a età, perchè in una camera sola, credendole per avventura
     


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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