Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      libro undicesimo 43
      col gonfaloniere vecchio la signoria nuova per maggio e giugno, i quali furono: Benedetto di Simone Folchi e Lorenzo di Filippo Guaiterolti, per Santo Spirito ; Agnolo di Girolamo Borgognoni e Amerigo di Giovanni Benci, per Santa Croce ; Giovanni di Mariotto dell' Amoretto e Lorenzo di Mariotto dello Steccuto, per Santa Maria Novella; Filippo di Francesco Calandri e Vincenzio di Piero Puccini, per San Giovanni; ed il loro notaio fu ser Antonio di ser Francesco Albin da Prato.
      Aveva cominciato a rincrescere la lunghezza dell' assedio alla maggior parte dell' universale, e i più prudenti conoscevano ehe quanto più s'andava in là col tempo, tanto si peggiorava maggiormente di condizione, perciocché con altro vantaggio si fanno le cose quando altri può nolle fare, che quando è costretto di farle a ogni mouo, o voglia egli o no, e tale aiuta uno che si regge in piè, che vedutolo sdrucciolare, non solo nollo sostiene, ma gli dà la pinta. Bisbigliava dunque tutto Firenze, e si levò una voce tra '1 popolo, che Malatesta non voleva vincere; perchè bisognava fare un ultimo sforzo, ed uscir fuora ad assaltare i nimici, i quali, essendosi partito l'imperadore, e non avendo il papa di che pagargli, erano parte scemali, e parte discordi, e parte sparsi in questo contado e in quello per saccheggiarlo, vivendo di rapina la maggior parte, e cercando tutti per tutte le vie di predare con si fatta occasione ciascuno quanto sapeva e poteva il più, per tornarsene a casa ricco : solere i cattivi medici lasciare alcuna fiata indebolire tanto un infermo, eh' egli poi o non possa pigliar la medicina , o pigliandola non gli giovi, e molte volte gli noccia, sicché ella sia non della sua salvezza, ma della sua morte cagione. Desideravano dunque universalmente che si combattesse, al che fare si offerivano i giovani della milizia prontissimi e il gonfaloniere colla signoria e i signori dieci se ne sarebbono contentali, non avendo allra speranza, e quella oggimai molto debole ed incerta, che in Francesco re di Francia. La qual cosa venne subito all' orecchie di Malatesta, a cui erano d'ora in ora riferite non pure da coloro eh' esso teneva in più luoghi per ciò, ma eziandio da de' Fiorentini medesimi, tutte le novelle che per lutto Firenze andavano attorno:; onde egli, sappiendo quello che di lui e della fede sua non solo si mormorava in segreto, ma si diceva pubblicamente per le piazze con molla libertà, ma con pochissima prudenza, presa quesl'occasione, disse ch'egli consentirebbe, ancoraché ciò dovesse essere con poco suo onore, e con grandissimo danno de' soldati ; e auto ( per quanto si credette poi ) la parola dal signore Stefano, il quale come suo emulo, aveva caro che si portasse di maniera, che i Fiorentini avessono a conoscere 1' error loro d' averlo a lui ptv-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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