Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      40 storia fiorentinacui era detta insegna, comparse in Firenze innanzi a Malatesta e al gonfaloniere, perchè avendo per quel conto morto il suo luogotenente e *l sargente, e due altri de'suoi fanti, non v'essendo l'alfiere, s'ero fuggilo dubitando delV ira del principe, il quale poco appresso mandò a' bastioni tre tamburini con una patente a lui, nella quale Io assicurava purché * tornasse ; onde egli chiesta e ottenuta graziosamente licenza dal gonfaloniere e dal signor Malatesta, se »' andò la sera medesima e riebbe la sua compagnia. Il giorno di poi volendo il medesimo Armato tórre un' allea insegna nel medesimo modo, toccò un' ar-chibusata in una spalla, della quale in capo a due giorni si mori.
      Il lunedi della pasqua si fece fuori della porta al Prato quasi un fatto d'arme tra'cavalli de' nimici e'nostri, nel quale Ira gli altri messer Iacopo Bichi 6i portò tanlo egregiamente, che non si potettero tenere che non entrassero anch' essi a eombaltere, nè il principe stesso, il qual si conosceva a un cappelletto lungo e aguzzo eh' egli portava in capo di seta attorta chermisi, nè il marchese medesimo del Guasto, * dalla punta della cui lancia pendeva un fiocco con alcune cordelline di seta rosse ^ onde si rinnovò più volte la battaglia dall' una parte e dall' altra, e l'artiglierie dubitando forse di non offendere cosi gli amici come i nimici ( tanto erano ristretti insieme), non trassero mai nè di qua nè di là; ma calando con gran furia, quasi tutti i cavalli del campo, e valicando Arno, il Bichi dopo molle prodezze fatte, si ritirò onoratissimamente con grandissime lodi dategli non meno da' nimici che dagli amici.
      Poco appresso s' appresentò un trombetto al signor Malatesta, e gli spose umilmente, che un cavaliere gentiluomo di que' di fuora desiderava di rompere una lancia con alcuno di que* di dentro. Malatesta gli rispose che volentieri, e die questa cura al Bichi, il quale , di molti che se gli offerivano, volle dare quell'onore a un de'suoi, ed elesse S capitano Primo da Siena, portatore del suo guidone (l)} perchè disegnalo in un tratto il campo presso a' fossi delle mura a un ♦ trai* di mano, i due campioni, dopo alcune scorrerie non meno maestrevolmente fatte che con leggiadria, montarono ciascuno sopra un gianuetto bianco, e standogli a vedere internissimamente ( perchè s' via convenuto che 1' artiglierie non traessero ) infinita moltitudine d' ogn' intorno, tosto che la tromba ebbe dato il segno, si mossero con impelo incredibile 1' uno^verso 1' altro, e riscontratisi a mezzo il campo, la lancia del cavalier nimico si ficcò nell' arcione della sella del capitano
      (i) Preser quoto nome i gonfaloni»:per esser .guida degli atei-cai* Vedi Bor-ghiai, Arni. F«m. Non é alla Crucca. Co«ì, 1'Arbib,
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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