Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      mìa, e lasciatomi dolorosissimo , fu cagione eh' io andai non in Inghilterra a trovare il suo zio, come avevamo dato ordine di voler fare, ma a Napoli col vescovo Ponzetti (1) nipote del cardinale.
      Ma ripigliando le cose di Firenze, dove ritornai gravemente malato di quattro quartane nel trentadue; il principe, sebbene faceva sembiante e andava spargendo di voler dare ogni di I' assalto, era nondimeno risoluto di non poter pigliare la città, se non per assedio, e attendeva a impedire le vettovaglie il più che poteva , e di far trincee e altri ripari. In Firenze si cominciava a patire, anzi di già stranamente si pativa di companatico, e specialmente di carnaggio, ed il signor Malatesta fu il primo che il dì del sabato santo, in cambio di agnello, fece ammazzare un asino in casa sua, dove si mangiò mezzo, e F altro mezzo lo mandò a presentare in pasticci a questo suo amico e a quello: la qual cosa si credette poi non fusse fatta senza misterio, e tanto più che la mattina stessa in sull' aurora erano comparsi alla por-ticciuola delle mulina del Prato cinquantasei buoi e buona somma di salnitro, le quali cose mandava da Empoli ( come più volte fatto aveva ) il commessalo Ferrucci, sappiendo quanto grande fusse in Firenze la carestia di tutte le cose, e massimamente del salnitro per far la polvere, il quale s' andava cavando giornalmente con estrema diligenza di tutti gli avelli e per ogni carnaio (2) e in specie di quello dello spedale di Santa Maria Nuova.
      Pochi giorni innanzi era stato uno di quei di che il volgo fiorentino in vece d'Egiziachi, chiama Uziachi (3), perchè, lasciando stare che Slefanino delle Doti fu decapitato per essersi trovalo in compagnia di Piero di-Giovanni del Fornaio chiamalo Petruccio, il quale una sera ferì a tradimento nella gola con un pugnale, mentrechè egli usciva di palazzo, messer Bernardino d'Arezzo rassegna de'signori dieci, onde essendosi fuggito colla paga nel campo nimico, ebbe bando delle forche; Otto Cocchi si scannò, senza sapersi la cagione , da sè medesimo, e un soldato, avendo tocco un' archibusata in scaramucciando in un piede, si fece caricare da un ragazzo l' archibuso e accender la corda, e poi mandatolo fuori, si mise P archibuso al petto, e dandogli fuoco s'ammazzò da se stesso-, ed il medesimo giorno', che fu sabato agli nove, si fecero in piazza fuori dell'usato tre quislioni, ed in parecchi luoghi di Firenze si mise mano all' armi, si ferirono più soldati, e Lione
      (i) Cioè Iacopo, vescovo di Melfi, figlio d' un fratello del cardinal Ferdinando.
      (a, Sepoltura come di spedali o di simili luoghi.
      (3) Cioè oziachi, che la Crusca spiega così: aggiunto di giorni, voce corrotta 4a Egiziaco; e vale giorno infausto e malauguiato.


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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