Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO UNDICESIMO \{
      T altra, ma contrarie,. era non minore cantra 1' autorità e potestà dei pontefici, che contra i costumi e gli abusi de' sacerdoti.
      Lasciò T imperadore tutta l'Italia piena di grandissimo sospetto, perciocché, sebbene egli era riuscito non mica barbaro ed efferato, come se l1 erano immaginato le genti per le crudeltà fatte da' ministri e soldati suoi, ma costumatissimo e benigno molto, e sebbene aveva, oltre ii credere di molti, renduto lo stato di Milano al duca, si conosceva però da chi vi badava , che i suoi pensieri non erano fermi, e ch'egli aspirava a cose grandi; e si pensava dagli uomini speculativi, i quali avevano osservato i modi e V azioni sue, che non fusse stato fatto a caso e . senz' arte F aver egli cosi piacevolmente accarezzato ognuno, e cercato con ogni industria e amorevolezza di farsi benevoli e obbligali tutti coloro i quali potevano o aiutare 1' imprese sue o impedirle; perciocché egli, per menarselo con esso seco, aveva chiesto con grand'istanza il duca d'Urbino a' Veneziani, con tutto che sa* pesse molto bene di non doverlo ottenere; aveva operato co'medesimi Viniziani, ebe levassono la taglia a Paolo Luciasco ; aveva riconciliato il duca di Ferrara almeno quanto alle dimostrazioni estrinseche , le quali giovano alcuna volta quanto e più che le intrinseche, con Clemente, e avendo in petto così fatto compromesso tra loro due, era necessitato e V uno e l'altro di loro d' andarlo piaggiando e osservando; aveva ornato la città di Mantova della dignità del ducato; agli ambasciadori de' Sanesi e a quegli de' Lucchesi, i quali l' avevano presentato, s' era mostro, amicissimo , e finalmente non aveva lasciato indietro cosa nessuna per farsi caro e grato a ciascuno, fuori solamente i Fiorentini, a' quali portava in quel tempo odio assai più che smisurato.
      Papa Clemente trovandosi senza danari e senza riputazione, si partì lutto mal contenio agli trentuno, e lasciò i Bolognesi non troppo ben soddisfatti, per un taglione che aveva loro posto; i quali però, avendo in tanta frequenza di principi e di prelati vendute carissime eziandio quelle cose le quali erano solili per altri tempi, non che dare a buona derrata, gettar via, avevano oltre il solito ripieno la lor città di contanti. Fu alloggiato sontuosissimamente dal duca d' Urbino nel suo magnificentissimo palazzo, e agii nove d' aprile in domenica arrivò a Roma con tutta la corte ; nella quale era ancora io insieme con messer Giulio Vergili da Urbino, nipote di messer Polidoro, il quale scriveva in quel tempo con chiarissimo grido la Storia d'Inghilterra , la quale si stampò poi in Basilea nel trentotto, giovane di rarissime qualità, e mio piuttosto fratello che amicissimo , il quale essendosi nel primo fiore della sua verdissima età morto di peste in Roma nella camerav^ooQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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