Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      56 storia fiorentinaseconda e più potente fu che Cesare gli disse di sua propria bocca, che farebbe vedere diligentissimamente le scritture dell1 una parte e dell'altra, e trovando che 'l papa avesse ragione, loderebbe, e gliene farebbe fare, consegnandoli come sue quelle due città ; ma se trovasse il contrario, e che la ragione fusse dalla parte del duca, in tal caso lascerebbe spirare il compromesso senza giudicare qual di loro s' avesse o torto o ragione; e cosi gli diede la sua fede che farebbe, non si vergognando nè P imperadore di promettere al papa, nè il papa accettare dall' imperadore così brutta e tanto non solamente ingiusta, ma disonesta condizione, la quale egli in ogni modo poi non mantenne.
      Per P osservanza del lodo (1) rimisero Modona nelle mani dell'imperadore, il quale agli ventidue si partì, e se n' andò a Mantova, dove, intertenuto con grandissimo onore, fece Federigo con tutti i suoi descendenti di marchese, duca, e riceuto nuova quantità di pecunia concedette ad Alfonso in feudo perpetuo la terra di Carpi. A Mantova per interposizione del duca di Ferrara doveva andare messer Galeotto Giugni per vedere d'accordare separatamente dal papa coli'imperadore, e i Fiorentini gli avevano fatto amplissimo e libéralissimo mandato a poter convenire con sua maestà, solo che non si toccasse la libertà, e si restituisse tutto il dominio; ma quando egli fu vicino a Mantova gli fu fatto significare dal medesimo duca, che per buon rispetto non procedesse più avanti; onde egli se ne tornò alla sua legazione in Ferrara , e l'imperadore se n' andò alla volta di Trento a gran giornate, per ritrovarsi alla dieta da lui ordinata in Augusta, sì per dovere far eleggere Ferdinando suo fratello a re de' Romani, come egli fece, benché con molti disturbi d'altri, e grandissimi travagli suoi, e sì ancora per concordare ( dubitando della tornata del Turco ) le discordie de' Luterani, le quali andavano aumentandosi ogni giorno più, ed essi crescevano tuttavia così d' autorità e di potenza, come di numero. Per la qual cosa aveva il papa mandato in Germania pochi giorni innanzi messer Pietro Paolo Vergerio giureconsulto suo nunzio, e allora insieme coli' imperadore vi mandava il cardinal Campeggio per legato, con facoltà che potesse promettere eziandio il concilio, quando però conoscesse chiaramente che mediante il concilio, o generale o nazionale, si dovesse spegner del tutto la setta di Lutero, senza diminai-mento dell' autorità e podestà della santissima Sedia Apostolica , il che era tanto quanto dire che noi promettesse; conciossiacosaché I' odio di Martino e de'suoi seguaci, perchè tutti si chiamavano Luterani, sebbene erano tra loro divisi in più sette, non solo diverse l' una dal-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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