Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      libro undicesimo 55
      con assai non men danno che paura di coloro che facevano la guardia nel cavaliere; donde si può certissimamente giudicare che se le torri non si levavano, era impossibile che gì' imperiali s' accampassero come fecero, e assediassero Firenze.
      Agli ventotto secondo gli astrologi, i quali pigliano il di a mezzo giorno, ma a'ventinove secondo i Fiorentini, i quali cominciane il giorno a sera finite le ventiquatlr* ore, scurò il sole, delia quale oscurazione temettero molti in Firenze, affermando che quandunque il 9ole eclissava, seguivano sempre tristi accidenti; e molti non ne fecero caso nessuno, dicendo, gli eclissi del sole esser cosa naturale, e che se pure l'oscurare del sole portendeva male alcuno, lo portendeva (4) a'ni-inici, che cercavano occupare l'altrui, non a' Fiorentini, che difendevano il loro.
      L' imperadore veggendo che le cose di Firenze andavano per la lunga assai più di quello che stimato non s' era , e non polendo per le cagioni narrate di sopra soprastare più lungamente in Botogna, aveva più volte ricercato Clemente, che dovesse con Alfonso duca di Ferrara accordarsi, e riceverlo benignamente in grazia, desiderando nel suo cuore eh* egli Modona e Reggio gli restituisse. Ma il papa, il quale era, come si dice volgarmente , formica di sorbo , e voleva non meno che l'imperadore il suo per sè, gli aveva risposto sempre in un modo medesimo, cioè che in questo non* poteva compiacerlo , come arebbe' desideralo, e ciò non tanto per cagione di Modona e Reggio, quanto perchè senza quelle due città, Parma e Piacenza rimanevano in guisa sole e separate, che si poteva quasi dire che non fussono più della Chiesa. Perchè non vedendo l'imperadore altro modo di composizione, e volendo pure per soddisfacimento del duca terminar questa lile a ogni modo, lo fece venire con salvoeondotto a Bologna, dov' egli giunse a' sette di marzo, e dopo le solite cirimonie col papa, fecero un compromesso generale di lutte le loro differenze di ragione e di fatto nella persona di Cesare. A che il duca condiscese volentieri, perciocché avendo egli presentato di danari, d' argenterie e d' ogni sorta di grasce i ministri dell' imperadore grossissimamente e qu#si ogni giorno, n' aveva certissime speranze e promesse larghissime riportato ; ed il papa vi si lasciò tirare per due cagioni: la prima, perchè non essendo dubbio che la città dì Ferrara, secondo le leggi déJ feudi, non fusse ricaduta alla Sedia Apostolica, si pensò che Alfonso s' avesse a contentare, e a Carlo dovesse parer di far pur troppo, sé lasciato Ferrara al duca, facesse restituire Modona e Reggio aHa Chiesa: la
      (ij Qui porteudere è sinonimo di presagire o pronosticare.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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