Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      20 storia plorektinjkcioè lieta vita, fu mandato da Clemente a Firenze jierehè favellasse con Raffaello, più per farlo sospetto che per altro, e per mostrare che aveva anch' egli dalla parte sua i fratelli propri o i parenti più stretti di coloro i quali governavano Firenze; ma innanzichè egli arrivasse a Scarperia gli fu mandato a dire da parte del reggimento, che per buona e giusta cagione non passasse più oltre , ond' egli se ne ritornò scorbacchiato a Bologna. Il medesimo messer Iacopo fu mandato dal medesimo papa Clemente al re cristianissimo perchè lo tenesse ben disposto, e gli dicesse male del governo di Firenze, ancoraché il fratello fusse gonfaloniere; ond'egli, il quale era prete e stava col papa, fece ogni cosa.
      Pagavano i Fiorentini in questo tempo nella città di Firenze solamente più di quattordicimila paghe, ma i soldati erano meno di dodicimila, c forse di diecimila, e non era mancato chi avesse messo innanzi, che si dovesse fare uno sforzo e assaltare i nimici prima che essi fortificandosi , come facevano tuttavia , avessono preso piede, e a loro fussono mancate le vettovaglie e i danari, che di giorno in giorno venivan meno ; ma coloro a cui ciò toccava, parte per non tentare la fortuna, parte per credere di dovere essere a tempo, parte dissuasi da' capi, l' andavano prolungando, dando tempo al tempo con isperienza che Filiberto dovesse, come diceva di dover fare ogni venerdì,-giorno favorevolissimo agli Spagnuoli, far la batteria e dar l'assalto alla terra, perchè si sapeva che iu Bologna, dov' era stato di nuovo il principe con Baccio Valori e col marchese del Guasto, s'era consultato s«ipra questo} e che tra gli altri Anton da Leva aveva detto che Firenze dandogli l'assalto si piglierebbe, onde si credette che dovesse venir egli per cotale impresa ; e per questa cagione non solo in quel tempo, ma ancora oggi è da molti biasimato Orange, perchè egli, o come di poco animo o di poco sapere, nou battè mai Firenze. Della qual cosa, perchè non si fece I' esperienza, la qual sola vince tutte le ragioni., non si può far giudicio certo; si può ben conghietlurare, e secondo me si dee, che la maggior prudenza che usasse il principe in tutta quella guerra, fu il non dar 1' assalto, perchè le mura eran tali, P artiglierie tante, e i difensori tanti e tali, che come era quasi impossibile il pigliar Firenze , cosi era cosa agevole molto che vi rimanessero tutti o morti o feriti. Ed in questo caso non era da dubitar di Malatesta, poiché egli si peusò sempre di guidar questo fatto di maniera, e di fare il tradimento si coperto, che anco la città gli dovesse restare obbligata, il che non gli riuscì per le cagioni che di sotto si vedranno Nè qui voglio lasciare indietro, che un astrologo di quegli ehe fanno professione d' indovinare e predire ancora le cose particolari, i quali semprev^rOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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