Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      molli, e poiché gli fu tagliata I' asta del suo partigianone, trasse fuora la spada, e non restando di menare ora a questo ora a quello, la ruppe nella punta, e cosi spuntata 1'adoperò tanto, che toccò un fendente in su capo, e una stoccata nella gota ritta. In questo mentre Bellanton Corso avendo sentito il romore, era corso a soccorrerlo, e nella prima giunta aveva ucciso colla spada un Tedesco a cavallo, e feritone parecchi. Anguillotto, colpito d' una zagagliata nel petto da un cavai leggiere, cadde in terra senza aver ricevuto altro danno, tanto era forte il suo giaco, e così in terra fu percorso da molti colpi; allora il conte lo prese e lo sgozzò di sua mano, benché alcuni dicano che lo fece scannare a un suo servitore per maggiore ignominia, altri a un ragazzo spa-gnuolo. Cecco da Buti si rendè prigione, ma non gli valse, perchè il conte colia medesima ferocità gli tirò una stoccata nel petto, e lo passò fuor fuori. Francesco de'Bardi, quando > vidde perduto il giuoco, si diede al principe, e pagato la taglia si riscattò. Bellanton Corso con que' pochissimi che gli erano rimasi, combattendo tuttavia animosamente si ritirò in una casa, e quivi si salvò, conciossiacosaché Giovanni da Vinci, il quale aveva la guardia della porta alla Croce, sdimenticatosi dell1 ufficio di capitano per far quello dell' amico , si era di giù mosso con più fanti per soccorrere Anguillotto , e Iacopo Bichi con cavalli, ma quando giunsero , il principe e gli altri s' erano ritirati oltr' Arno.
      Morirono di quegli di dentro in questa zuffa quasi campale , dintorno a cento, e quaranzei a numero ne furono portati feriti a Santa Maria Nuova; il numero di quegli di fuora non si seppe appunto, ma tra morti e feriti, tra cavagli e fanti, ma più cavalli, passarono ottanta. Anguillotto e Cecco furono trovati in terra colla camicia solamente ; non si seppe già se furono spogliati o da' nostri o da' nimici. Anguillotto si sotterrò il dì di poi nella Nunziata onoratamente, e il Buti nella chiesa di San Paolo in Palazzuolo. Malatesta adendo veduto venir tanta gente con tanta rattezza, e dubitando non fusse altro, scese pre stamenie dal monte co* commessari, e non trovato alla porta il capitano, fece tutto iroso apprestare un capresto per appiccarlo tosto che fusse giunto; ma egli essendone stato avvisato, si nascose in San Salvi, e quivi stelle tanto, che passata la stizza gli fu perdonata la vita, ma tolta la compagnia, e data a Francesco d' Alessandro Segni.
      Agli diciassette i giovani, sì per non intermetlere I' antica usanza di giuocare ogn'anno al calcio (1) per carnovale, e sì ancora per magli) Nome d'un giuoco proprio, antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata che si fa con una palla a vento rassomigliante^ alla sferoma-ehia, eh* è anch' eoo una «orla di giuoco a palle.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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