Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      46 STORIA FIORENTINAI' esser morto il signor Mario Orsino, tanto lo disfavoriva V esser vivo il signore Stefano Colonna, il quale, ollrachè meritava per la sua virtù qualunque grado, era grandissimamente amato dalla gioventù e da lutto T universale di Firenze; ma egli essendo, se non fredda, molto guardinga e circospetta persona, e per tale volendo esser tenuto, a chiunche gli ragionava del generalato rispondeva, come se non fusse toccalo a lui, o non se ne fusse curato: Io sto col re, il Cristianissimo m1 ha mandalo qua. Nè mai per forza che gli fusse fatta, si potette cavar altro dalla sua bocca; onde il gonfaloniere , tutto che non fusse mollo affezionato a Malatesta , perchè aveva favorito sempre il «gnor Mario, fece ragunar la pratica, e agli dodici propose nel consiglio degli ottanta, se pareva loro che a Malatesta, il quale instantissi-mamente lo chiedeva, si dovesse dare il generalato e consegnare il bastone; sopra la qual deliberazione furono considerate molte cose, e massimamente che la sua condotta durava ancora quattro mesi, e poi v' era 1' anno del beneplacito ; ancora , eh' egli era talmente storpiato dal mal francioso, che poco o niente si poteva della sua persona valere; nulladimeno avendo dinanzi agli occhi la qualità de' tempi e la necessità nella quale si trovavano, aspettando d' ora in ora la batteria e 1' assalto alle mura, vinsero assai favorevolmente, che se gli dovesse compiacere , e che al signore Stefano per tenerlo contento si desse , olirà la guardia di lutto il monte , la cura e la maggioranza del governo della milizia e ordinanza fiorentina; la quale un mercoledì agli ventisei del medesimo mese di gennaio, accompagnò Malatesta da casa sua sino sulla piazza de' signori, dove nella ringhiera l'aspettava colla solila pompa il gonfaloniere e la signoria con altri magistrali, e per mostrare che quello era giorno solenne e feriato, avevano inghirlandato il Marzocco, messagli la corona d' oro sopra il capo. Arrivalo dunque Malatesta dintorno a venlidue ore riccamente addobbalo con un' impresa nella berretta, il molto della quale diceva LIBERTAS, e avendo riverentemente salutato la signoria, Raffaello Girolami, ascoltando tutto il popolo, disse queste, o altre somiglianti parole :
      « — La medesima cagione che mosse già, illustrìssimo e valorosissimo signore, questa inclita ed eccelsa repubblica nostra a porre cosi confidentemente nella balia delle tue inviltissime mani il governo di tutte le sue genti d? arme, cosi di piè come da cavallo, la muove ora a riporre colla medesima confidenza nella medesima balia delle medesime invittissime mani, non solamente il governo, ma tutta I' autorità, tutta la potestà, tutta la signoria, e finalmerUe tutto I' arbitrio intero t T imperio assoluto di tulle le medesime genti, e olir' a ciò la cura e la guardia di tutte le munizioni e fortezze loro, sotto nome e titolov^rOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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