Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO UNDICESIMO \{
      cupare la loro libertà; quanto ai secondo, che se non fusse stato egli, ne sarebbono stati a quelP ora privi \ in su! terzo s' alterò fortemente dicendo che mai non I' acconsentirebbe, perchè quello era un governo senza fede, pieno di passioni e d'assassinamenti; rimproverò loro i rnbelli fatti senza cagione , quali non erano, per usare sempre che potremo le sue parole proprie, del tre, due, asso (I), ma de' buoni} rinfacciò la cacciata di Niccolò Capponi, dicendo essere stata senza causa, il che dimostrò la comitiva che I' accompagnò a casa quando usci di palazzo ; negò d' aver mandato il vescovo per oratori, anzi si dolse aspramente, che oltra gli altri tanti mali portamenti della città verso lui, novissime (2) avevano detto in consiglio in carico suo, eh' aveva mandato a ricercargli d' ambasciadori, e finalmente conchiuse che, parendogli cosa ingiusta il voler mantenere un cosi fatto governo, non ne voleva intender niente; però non avendo che dire altro, la levata e la passata era a posta loro. Gli oratori cominciarono più volte a interromperlo, e volersi giustificare, ma sempre seguitava egli senza lasciargli parlare nè replicare a cosa nessuna; onde alla fine dissero: che scriverehborio il tutto a Firenze, e avuto la risposta tornerebbono a pìè di sua santità.
      Il giorno seguente tentarono per mezzo di messer Luigi Bonciani d' avere audienza da Cesare, il quale gli rispose che ne parlerebbe con sua santità, e poi gli risponderebbe; la risposta fu come gli aveva ordinata Clemente : che gli pareva che il papa procedesse mollo giustificato , e che non gli poteva nè voleva mancare di quanto aveva convenuto seco, soggiugnendo che mai la città gli aveva fatto altro che male, essendo sempre stata unita co' suoi nimici, e avendo cerco solamente la rovina sua ; e benché da messer Luigi si dicessero molte cose, secondochè gli avevano ordinalo gli oratori, parte in iscusare e parte in giustificare la città, non montarono nulla. Avevano gli ambasciadori lettere di credenza a quattro cardinali, Farnese, il gran cancelliere, Santa Croce e Campeggio, da' quali non si cavò altro che cerimonie e buone parole $ andarono poi a visitare ex officio , come si dice, quattro altri cardinali tutti fiorentini, Medici, Ridolfi, Salviati e Gaddi, il qual Gaddi era stalo prima amorevolmente a visitar loro, e tutti mostrarono d' aver compassione alla città, ma che sapevano che il papa era ben vólto e aveva buona mente verso la patria sua.
      Agli venticinque comparsero le lettere di Firenze, onde il giorno me-
      (i) Ostia non erano df tristi, tali easendo que'punti al giuoco de'dadi. Co*i 1' Arbib.
      (a; Ultimamente, usato alla latina.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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