Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      10 storia fiorentinaSan Lorenzo, preda indegnissima non pure della polvere, ma delle tignuole e de' topi, del che, se cosi è, come egli mi disse e scrisse che era, gli debbono avere immortai obbligo, insieme colla casa dei Medici, tutti i letterati che sono e che saranno.
      Àgli sei di gennaio furono creati in ambasciadori al papa Luigi di Paolantonio Soderini e Andreuolo di messer Otto Niccolini, ed il giovane eletto per sotto ambasciadore fu Ruberto Bonsi i quali si posero in cammino agli quattordici, e con loro, parte per altre cagioni , e parte per vedere la coronazione dell' imperadore, uscirono alquanti giovani di Firenze, tra' quali fu Benedetto Varchi scrittore della presente Storia. Sapeva il papa che questi, oltre 1' essere uomini lunghi e irresoluti, erano ancora affeziouatissimi alla libertà e a quel governo, e per conseguente incorruttibili ; sapeva ancora , che le commessioni loro erano tre: che si conservasse la libertà, che si riavesse il dominio, e che il modo del presente governo, non che si mutasse, non si dovesse alterare. Onde conoscendo questa essere una legazione vana, discordando ne' primi principii sì fattamente, pensò di volerla fare ancor ridicola. Giunti dunque gli ambasciadori la sera di sant' Antonio alle porte di Bologna , furono fatti impetuosamente fermare da' gabellieri , e eercare minutamente oltra ogni solito e convenevolezza tutte le valige loro, e di tutti quelli che in compagnia loro erano; trovarono in quella di Guglielmo Rucellai alcuni rocchetti d' oro , parte filato e parte tirato, i quali ( secondochè disse allora , udendolo io ) portava senza saputa degli ambasciadori per donare; ma ponghiam© che gli portasse come mercatante per vendere, e volesse per non pagarne gabella, ancora con saputa degli ambasciadori ( il che io non credo ) frodargli, non meritava cosi leggier cosa, se non fusse stata fatta a sommo studio, che se ne facessono nè quei romori ne quelle risa ( secondochè scrivono alcuni ) che se ne feeero non solo dalle persone private, ma dal papa stesso e dallo imperadere medesimo ; ma l'intendimento mio non è di voler riprendere coloro i quali, come da per se stesso conosce ciascuno ancora di meno che di mediocre giudizio , ebbero nello scrivere la Storia a ogn' altra cosa maggior riguardo che alla verità (1).
      11 giorno di poi, che fu agli diciotto, chiesero ed ebbero gli oratori la prima udienza dal papa, il quale, sposta da loro la commessione , e raccomandatagli la città, e pregatolo gli volesse riconoscere per figliuoli, rispose quanto al primo capo, che mai non aveva avuto animo d' oc-
      (i) Accenna qui il nostro a Paolo Giovio che oltre multe altre ineiatteaze iriiò specialmente qur»to fatto.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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