Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze ģ Occhia
      e si affliggevano nel vedere come si lasciasse sfuggire al principe l'occasione di mettersi alla testa di un movimento lealmente liberale e italiano. E questi uomini furono Bettino Ricasoli e Vincenzo Salvagnoli.
      [1 Salvagnoli d' accordo col Ricasoli e con Gino Capponi, il quale perņ perchč cieco non poteva prendervi una parte molto attiva, compilņ una nobile e fiera petizione in data del 4 marzo 1847 che faceva noti al Sovrano i bisogni e i desiderii del pubblico. Il Ricasoli portņ da sč stesso la petizione al ministro Cempini, l'unico del quale egli avesse stima.
      La petizione compilata dal Salvagnoli rispecchia tutto intero l'animo apertamente italiano : e la lealtą e la fermezza dei sentimenti ivi espressi possono servire anche oggi di norma e di guida a chi desideri veramente il bene della patria.
      Xon č qui il caso di trascrivere quell' importantissimo documento ; ma non č ozioso riportare il sunto dei punti principali.
      Dopo aver detto che a tutti č lecito pensare alle cose pubbliche, tanto pił quando aumentando il numero dei mali cresce la necessitą dei rimedi, lo scrittore entra subito nel merito della questione, additando quei mali e consigliando quei rimedi, senza tanti preamboli e senza riguardi.
      Prima di tutto comincia dall'affermare che la grave demoralizzazione dipendeva dal clero, troppo numeroso, generalmente non dotto nč morigerato : « Il Clero non ha studi nč occupazioni utili : i frati non istruiscono nč sč, nč gli altri. Reclutati dalle classi infime della popolazione, e fra gli individui 0 pił incapaci 0 pił oziosi, non portano nel chiostro nč le disposizioni per esser buoni per sč, nč quelle per esser utili agli altri. »
      Fra i preti eran pochi quelli mediocremente istruiti nei seminarii ; gli altri passati a malapena agli esami, conseguivano l'ordine sacro « per avere un mezzo a provvedersi la sussistenza, avvilendo l'augusto ministero. » Le feste e i riti moltiplicati per fine di guadagno, portavano che « la pratica


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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