Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      duca, che dei cavalieri di Santo Stefano residenti in Firenze, e che dal più al meno erano in numero di centocinquanta. La navata di mezzo della chiesa era chiusa da panche con una panchina più bassa per inginocchiatoio, tutte coperte d'arazzo. Verso l'aitar maggiore c'era il posto per il Granduca che stava sotto la residenza, una specie di quella che hanno i vescovi nelle cattedrali. Quando egli entrava in chiesa, andavano ad incontrarlo tutti i cavalieri vestiti della loro divisa, cioè corazza e gambali di ferro ; e sopra, il gran mantello bianco colla croce rossa dalla parte sinistra. Il Serenissimo si inginocchiava dinanzi all' aitar maggiore, facendo, o figurando di fare, una breve preghiera. Quindi si vestiva da Gran Maestro dell' ordine di Santo Stefano, e si assideva sul trono. I cavalieri, allora, andavano, uno per uno, ad inchinarglisi dinanzi, baciandogli un lembo dell' abito. Dopo, si cominciava la gran messa in musica: ed all'Evangelo otto cavalieri col torcetto in mano si disponevano attorno all'aitar maggiore, e dall'Offertorio sino alla fine ne andavano altri quattro. Quando monsignor Priore mitrato, si recava con tutto il clero a comunicare il Granduca, i due cavalieri più giovani gli reggevano il « drappo. » Dopo il Granduca, si comunicavano tutti i cavalieri, sei per volta ; e terminata la messa, con una candela in mano per uno, sfilavano in processione per la chiesa in mezzo ad una folla enorme di popolo estatico, e riaccompagnavano il Granduca fino alla porta, dopo che si era spogliato delle insegne di Gran Maestro.
      La sera del giovedì santo, verso l'un'ora, molte compagnie andavano a visitare i sepolcri processionalmente, disciplinandosi; ma probabilmente non picchiando tanto forte, cercando forse anche di sbagliare le spalle del compagno con le proprie. Tanto, al buio tutte le busse erano uguali ; ma se qualcuno riconosceva la mano come fanno i cavalli, allora eran bòtte da orbi, e nessuno s' accorgeva di nulla perchè lo credevano effetto di cristiano fervore. Se lo facessero oggi, finirebbe a coltellate.


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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