Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze Vecchia
      I.' ultimo giorno di carnevale però, il devoto monarca, per dare il buon esempio, cenava alle undici coi suoi invitati « nella solita stanza dietro il palco reale, » poiché appunto alle undici suonava la campana detta della carne. Questa campana, che suona sempre quella sera a quell'ora, annunziava ai cittadini che si affrettassero a cenare prima che entrasse la quaresima, e in certo qual modo ricordava loro il divieto dei cibi di grasso. Perciò quando. sentivan quella campana, dicevano « Suona a carne. » E Dio sa, se specialmente per molti di quelli che erano ai veglioni, suonava a carne davvero !
      I veglioni della Pergola erano come una leggenda, una fantasia, una visione per le menti del popolo, molti del quale fra i loro desiderii. che sembravano inappagabili, mettevan quello di vedere, prima di morire, un di quei veglioni, sebbene ci volessero tre paoli, somma enorme per quei tempi : e poi il resto !
      Nel carnevale se ne davano tre dei veglioni alla Pergola: uno la notte di Berlingaccio; quello di gala l'ultima domenica; ecl un altro l'ultimo giorno, che finiva col suono della campana, e allora non era più lecito divertirsi in pubblico.
      II teatro era tutto illuminato a cera, oltre la grande lumiera del mezzo. Xei palchi, i signori, che erano tutti accademici, facevano la cena con grande sfarzo di vivande, e cou un apparecchio principesco. A quelle cene erano invitati gli amici e i conoscenti più intimi, e l'allegria, ed il brio era generale, sebbene contenuta nei limiti della più perfetta educazione e del rispetto reciproco anche tra le maschere.
      Interveniva pure la Corte, che invitava nel palco reale tutti i ministri di Stato e quelli esteri, i quali godevano dello spettacolo di una folle enorme di maschere che ballavano « di scuola » che era una maraviglia. Il pubblico era sceltissimo.
      Ogni maschera vestiva costumi elegantissimi.
      Il servizio lo prestavano i granatieri comandati da un ufficiale, e si tenevano due sentinelle alla porta d'ingresso, una sulla cantonata di Via Sant'Egidio, ed una sul canto eli Ca-


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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