Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze J reechiamone in Via elei Lavatoi, cosi chiamata per il lavatoio lungo quanto era la strada, e largo diciotto braccia, diviso in due file di trogoli. Esso fu costruito presumibilmente nella prima metà del secolo XIY dall'Arte della Lana, affinchè i tintori « vi potessero lavare le pannine specialmente nel tempo d'inverno, quando le acque del fiume Arno sono così crude, e spesso torbide per la piena. »
      Quelle pannine, purgate e lavate, venivano poi portate a tendere, perchè si asciugassero, ai tiratoi di Piazza delle Travi e agli altri della città. A questo servizio eran destinati i ragazzi dei tintori, che in antico si chiamavan cavallini, dal loro modo di portar quelle stoffe ammontate sulla groppa d' un disgraziato cavallo, che avrà avuto cent' anni per gamba. I ragazzi, senza riguardo a quelle vecchie carcasse, montavan sopra alle stoffe; e stando ritti, li guidavano di lassù, facendoli correre come se fossero stati puledri.
      Poiché la cimasa dei trogoli era fatta a pendìo, il lavatoio diventava spesso il ritrovo dei ragazzi che vi andavano a giuocare a soffino, facendo rivoltare dalla parte dell' arme i quattrini messi sulla pietra; a chi non riusciva col soffio di rivoltar la crazia o il quattrino perdeva, e quando giuocavano a cappelletto con le crazie d'argento, fini come veli di cipolla, e che da una parte avevano lo stemma de'Medici, dicevano fare a palle e santi.
      Questo, come Piazza della Signoria, dinanzi ai casotti dei burattini o ai carrozzoni dei ciarlatani, era il punto più sicuro ove le mamme e i padroni dì bottega che non vedevan tornare i ragazzi mandati fuori per qualche servizio, potevano rintracciarli. Perciò anche da Yia de'Lavatoi non era raro vedere il maestro - o principale - scapaccionare il ragazzo dimenticone, e portarlo via di lì, trascinandolo seco per un orecchio.
      11 chiacchierìo e anche il baccano che in certi giorni c'era a' lavatoi, si sentiva dalle strade vicine. Si udivan le più grasse risate, per qualche lazzo o qualche burletta fatta; e si confondevano con un effetto curioso con le stoffe fradice, battute


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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