Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze J'ceciliacato di fronte ai sudditi ed alle altre Corti, nel veder costretto il canuto genitore a riprender moglie per causa sua.
      La futura sposa arrivò in Firenze il 26 ottobre 1820 alle undici di notte, col proprio padre e con la sorella principessa Amalia ed il seg'uito in cinque legni ed un brancard. Appena giunti, andarono a Palazzo Pitti ove furono ricevuti nel quartiere della Meridiana dal Granduca, dai Principi ereditari, dal principe e dalla principessa Rospigliosi e dal cavallerizzo Martelli.
      Immediatamente passarono a tavola insieme al marchese Emilio Piatti, maggiordomo del principe di Sassonia, e alla contessa di Peralta, dama d'onore della principessa.
      Quindi ognuno dei personaggi fu condotto nelle stanze loro assegnate, ed anche le persone del seguito furono provvisoriamente alloggiate a' Pitti. Quando però fu concluso il matrimonio, il Principe e le due figlie passarono ad abitare in Palazzo Vecchio.
      La celebrazione del matrimonio sembra che si protraesse un poco a causa dei fatti di Napoli, e certamente per la morte della principessa Maria Anna, sorella del re di Sassonia e zia della futura sposa del Granduca, essendo sorella pure del principe Massimiliano. La nuova della morte fu portata inaspettatamente da un corriere straordinario della Corte di Sassonia la sera del 3 dicembre al Teatro del Cocomero, dove si trovava il Sovrano insieme con i principi.
      Il Re di Napoli primo suocero del Granduca fece, nella circostanza del suo passaggio da Firenze, la conoscenza del nuovo suocero di suo genero e della futura Granduchessa di Toscana con la quale si rallegrò, incitando al tempo stesso il gran principe Leopoldo a non lasciarsi vincer la mano dal padre.
      Re Ferdinando come abbiamo detto, si era recato al Congresso onde sistemar meglio i suoi sudditi, e frattanto il reggente duca di Calabria ed i Ministri stavano in apprensione non ricevendo lettere del re. Quando finalmente ne ebbero una, rimasero stupiti. In quella lettera, che Ferdinando I scrisse al figliuolo, anziché parlargli degli affari di Stato,


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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